Lunedì 24 Ottobre ospite di “Autofocus # 6 è stato Matteo Cefarin, Goriziano, Socio del Circolo Fotografico Palmarino e dell’AFNI del Friuli Venezia Giulia.
Matteo è un giovane e molto promettente fotografo specializzato nel paesaggio, particolarmente montano.

Come consuetudine di Autofocus, è stato intervistato dal nostro Paolo Vercesi:

 

Matteo Cefarin intervistato da Paolo Vercesi

Matteo Cefarin intervistato da Paolo Vercesi

 

PV: L’ospite di questa sera è Matteo Cefarin

[applausi]

PV: La formula di autofocus la conoscete già, quindi incominciamo con le domande per sciogliere un po’ il nostro Matteo.

PV: Domanda facile, nome e cognome?

MC: Matteo Cefarin

PV: Età?

MC: 31

PV: Non cercare di guardare le domande. Professione?

MC: Ingegnere civile

PV: Da ingegnere civile ad appassionato di fotografia. Ci racconti come nasce questo connubio?

MC: Ho iniziato a fare fotografia un po’ come tante persone, per fare delle foto ricordo, nel 2009. Dopodiché un mio amico mi ha fatto provare una reflex, dal 2010 ne ho comperato subito una e dalle foto ricordo sono passato ad altre foto. Specializzandomi un po’ di più nel paesaggio.

PV: Sei abbastanza giovane, per non dire giovanissimo e ci hai già mostrato un’ottima padronanza della tecnica fotografica e della post-produzione. Come si arriva a questi livelli in così breve tempo?

MC: Sicuramente guardando chi è più bravo. Personalmente sono cresciuto molto anche grazie al Circolo, dove ho conosciuto persone preparate che si sono spese molto anche per me, tra le quali anche Luigino (Snidero ndr). Dopo bisogna studiare perché non c’è solo il circolo, ci sono i workshop, bisogna guardare i lavori degli altri. Io sono appassionato di libri fotografici per cui mi studio anche le fotografie degli altri.

PV: Come ha conosciuto il Circolo?

MC: L’ho conosciuto tramite Luca Candini, anche lui goriziano, che mi ha introdotto. Conoscevo già il Circolo da un anno, ma è stato Luca a farmi venire fino a Palmanova.

PV: Meglio parlare o fotografare?

MC: Fotografare

PV: Cosa vediamo adesso?

MC: Breath of the Earth, un video di paesaggi montani dove fanno da padrona le situazioni particolari con nuvole, nebbie, etc.

 

1-breath

Matteo Cefarin – Breath of the Earth

 

[Applausi]

PV: Immagini molto belle, vediamo se c’è qualche domanda dal pubblico.

Pubblico: volevo domandare dove ci ha portato con queste immagini…

 

Il pubblico in sala

Il pubblico in sala

 

MC: gran parte delle immagini sono state scattate tra il Friuli, il Veneto ed il Trentino, oppure oltre confine in Slovenia. In particolare le Tre Cime, il Paterno, il Ragusela, Nuvolau, la Tofana di Rozes, le Pale di San Martino, la Valle della Lepena.

PV: Ci racconti qualcosa degli autori che segui o che ti hanno ispirato di più?

MC: Diciamo che seguo un po’ di autori sia regionali, che nazionali, sia naturalmente internazionali. Non seguo solo autori di fotografia naturalistica, ma in campo naturalistico un punto di riferimento sono sicuramente i Dreamerlandscape. Un team di fotografi prettamente paesaggisti, li seguo tutti, sono gli autori più bravi a livello nazionale.

PV: Puoi anche citarne qualcuno…

MC: Vincenzo Mazza, Fortunato Gatto, Salvo Orlando, Samuel Pradetto, Leonardo Battista ed Andrea Pozzi. Tra questi mi piacciono molto gli autori più poliedrici come Padretto e Battista che non sono legati ad un solo genere, fanno sia paesaggio, che macro, che animali e sono bravi in tutti e tre i generi con ottimi risultati. A livello internazionale potrei dire dei nomi scontati come Vincent Munier o Theo Bosboom.

PV: Ti sei cimentato anche in altri generi.

MC: Ci provo, ma il tempo a disposizione è quello che è. Vorrei approfondire la fotografia macro e quella di animali. Ma se si vuole farli con certi risultati sono molto più impegnativi della fotografia di paesaggio. Nella fotografia di paesaggio basta la conoscenza dei luoghi, della luce e delle stagioni, mentre per gli animali e delle macro ci vuole anche una conoscenza più approfondita del paesaggio.

PV: Relativamente al paesaggio, la prossima multivisione è?

MC: Alpine Rooftops, una raccolta di immagini degli ultimi due anni, sempre delle zone montane, in particolare delle Alpi.

 

Matteo Cefarin - Alpine Rooftops

Matteo Cefarin – Alpine Rooftops

 

[Applausi]

PV: Complimenti di nuovo per queste immagini spettacolari e suggestive. Sembra che la montagna sia un tema ricorrente nella tua fotografia. Ci racconti come nasce uno scatto in montagna?

MC: Una fotografia di montagna dovrebbe nascere quando siamo ancora a casa, dovremmo decidere il soggetto da ritrarre, dobbiamo pensare alla stagione in cui andremo, all’inclinazione del sole, come sarà illuminata. Se facessimo fotografie in pieno giorno, non ci sarebbero grossi problemi ma come avete visto si cerca di andare all’alba o al tramonto quando le luci sono più suggestive. Quindi in base al periodo dell’anno bisogna saper scegliere il luogo, il momento, etc. Una volta che abbiamo deciso, bisogna partire e camminare. Non serve sempre camminare tantissimo, perché per esempio nelle Dolomiti ci sono dei punti molto scenici anche facendo pochissimi metri di dislivello, fotografabili più o meno da chiunque, basta aver voglia di alzarsi presto o di ritornare con il buio.

PV: Meglio l’alba o il tramonto?

MC: Meglio il tramonto perché se uno non conosce già il sentiero all’alba è difficile improvvisare, mentre al tramonto almeno abbiamo fatto l’andata con la luce.

PV: Una volta in cui hai camminato tanto e non hai trovato niente?

MC: A mani vuote non è mai capitato, molte volte le condizioni non erano come le aspettavamo. Se in quell’ora di tempo in cui si fanno le foto passa la nuvola di Fantozzi, spesso si portano a casa degli scatti poco significativi.

PV: Una volta che hai scattato scendendo dall’auto senza camminare.

MC: In Dolomiti ci sono tanti posti semplici, Passo Falzarego, Passo Giau, con camminate di mezz’ora si possono raggiungere dei posti interessanti. Altrimenti, vicino a Gorizia si può raggiungere il bosco di Tarnova, dove si va a far foto e le strade, seppur bianche, si possono percorrere dalla primavera all’autunno e si raggiungono tutti i punti senza camminare troppo.

PV: Fatto lo scatto si torna a casa, cosa incomincia?

MC: La selezione delle foto.

PV: E dopo?

MC: La postproduzione di quelle per cui ne vale la pena.

PV: Ci racconti qualcosa della post produzione.

MC: Fino a due tre anni ero piuttosto nullo, un conto è leggere le cose sui libri ed un conto è avere qualcuno che te le spiega o che ti indirizza. Due, tre anni fa ho incominciato il mio percorso di post produzione, come fanno tutti, poi ci ho preso gusto ed ho incominciato a studiare. I risultato dopo un po’ vengono, ci sono molte persone più anziane che magari non hanno tanta dimestichezza con i mezzi informartici ma che con la voglia e la pratica ottengono risultati anche di alto livello.

PV: Studio della tecnica fotografica e studio della post produzione portano ad alti livelli, ma c’è stato un fattore scatenante che ti ha spinto a migliorare nella fotografia? Nel sito parli di un viaggio…

MC: Certo, nel 2013 ho fatto un viaggio fotografico che era un po’ un mio sogno, andare in Islanda. Però ci sono andato troppo presto, perché non ero maturo e ai tempi non facevo fotografia di paesaggio. Ma quando sono rientrato mi sono detto che la fotografia di paesaggio era quello che volevo fare e che era il genere in cui volevo migliorare. Da lì ho incominciato ad alzarmi all’alba, a studiare, a seguire qualche workshop e ad ascoltare chi è più bravo di me.

PV: L’Islanda credo che abbia lasciato un segno su molte persone. C’è un posto in particolare che non sia la laguna ghiacciata che ti ha impressionato?

MC: Non un posto solo, sicuramente tutto l’entroterra lavico e desertico dell’Islanda. Pur sembrando molto monotono, perché chiaramente il deserto non ha grandi rilievi, come la montagna, ma di chilometro in chilometro le rocce hanno colori diversi in base all’evento geologico che le ha prodotte. Per cui si passa da rocce rosso fuoco a rocce grigie con una varietà di colori difficile da replicare in altri posti.

PV: Siamo in autunno, a fine ottobre, dove si va a fotografare?

MC: L’anno scorso in questa stagione sono stato alcuni giorni a Plitvice dove ha piovuto molto e dove ho incontrato anche parecchi amici del Circolo.

 

Matteo Cefarin - Plitvice

Matteo Cefarin – Plitvice

 

[Applausi]

PV: C’è qualche domanda dal pubblico.

Pubblico: Ci spieghi cos’è l’effetto Orton?

MC: In sostanza consiste nella doppia esposizione con uno scatto a fuoco ed uno fuori fuoco. In questo modo otteniamo quest’effetto un po’ magico, come dice Luigino.

LG: Salvo un caso non ho visto mai persone nei tuoi paesaggi, è una scelta stilistica o una predisposizione.

MC: Nelle prime multivisioni avete visto anche qualche elemento umano, un rifugio, una malga, una croce che indicavano una presenza umana e si tratta di foto scattate negli ultimi due anni. Da un anno circa faccio parte dell’AFNI che ha tutta una serie di regole, di scelte etiche per cui nel paesaggio vige l’idea di fare la fotografia senza includere elementi umani per dare una rappresentazione più selvaggia della natura. Credo che le fotografie di Plitvice abbiano data questa sensazione. Fotografando le persone e le passerelle sembrerebbe di essere in un parco, escludendo tutti gli elementi umani ci si trasporta in una dimensione più selvaggia in cui sembra di essere da soli con la natura. Certamente si è trattato di una scelta.

Abbassando di pochi millimetri l’inquadratura della famosa cascata fotografata da Pozzi e da Biancarelli nella composizione entra una passerella che dà tutta un’altra atmosfera alla foto. Personalmente sto cercando di evitare gli elementi umani dalle foto di paesaggio, anche se nelle nostre Dolomiti è molto difficile evitare croci, malghe e tralicci.

PV: Ti eri portato gli stivali a Plitvice?

MC: Non ricordo ma giravamo con degli scarponcini in GoreTex.

PV: Hai già programmato il prossimo viaggio.

MC: C’è un viaggio in programma ma non sarà fotografico. Dal punto di vista fotografico sto maturando l’idea, senza smettere di viaggiare, di cercare di concentrarmi su luoghi più vicini a casa perché ci si può tornare più spesso, si possono seguire le stagioni ed osservare i cambiamenti di qualsiasi genere siano. Ho in mente alcuni piccoli progetti che al momento sono solo abbozzati.

PV: Il prossimo posto che ci fai vedere è vicino è lontano?

MC: E’ un posto lontano, ma non voglio svelarlo. La multivisione è organizzata in due parti e la prima parte e decontestualizzata e non si riuscirà a capire il luogo di cui si parla. Dopo ci sarà una seconda parte con una rappresentazione più classica del paesaggio in cui si svelerà il luogo.

PV: Lasciamo il mistero e godiamoci la prossima multivisione.

 

Matteo Cefarin - Scotland – Outer Hebrides

Matteo Cefarin – Scotland – Outer Hebrides

 

[Applausi]

PV: Complimenti di nuovo per queste immagini. Ci racconti qualcosa di questo viaggio?

MC: Ho fatto questo viaggio l’estate passata agli inizi di luglio, era il viaggio mancato dell’anno scorso perché ero stato male. Era un workshop in compagnia di altri tre fotografi e come docente avevamo Fortunato Gatto che è un grande esperto della zona che vive in Scozia da quasi 10 anni, avevo deciso di visitare questa zona con un fotografo esperto. Alle Ebridi siamo stati 6 giorni sugli otto del workshop, il meteo era stato abbastanza positivo, con nuvole e pioggia. In particolare eravamo alla ricerca della pioggia per trovare qualche arcobaleno, ma non li abbiamo trovati.

PV: A che ora tramonta il sole alle Ebridi in luglio?

MC: Alle 23.30 tramonta e alle 4.30 c’è l’alba, avevamo un paio d’ore per dormire.

PV: Facevate entrambe?

MC: Abbiamo saltato le albe quando il meteo era senza speranza. Ne abbiamo saltate un paio, poi dormivamo dopo pranzo.

GM: Voler metter sempre gli uccelli mossi è una scelta suggerita da Fortunato Gatto oppure un’idea tua?

MC: No, ci sono un paio di altri motivi e molte foto sono comunque nitide. Siccome a giugno mi avevi nominato per Autofocus, quando sono andato alle Ebridi sapevo già di dover fare alcune multivisioni, quindi a differenza di altre volte, sapevo già mentre scattavo come avrei montato la foto creandomi delle piccole idee su come sviluppare la multivisione, come ad esempio per la parte astratta e per alcune foto degli uccelli. Foto di quel tipo, con uccelli mossi, sono foto che si fanno e che fanno autori come Gatto o Piccirillo. Poi non ricordo da chi l’ho letto, ma quando pensiamo agli uccelli di solito sono in volo o in movimento, quindi il ritratto statico non rappresenta completamente l’animale. Detto questo, mi ero portato solo il 70-200, per cui non avevo possibilità di fare dei ritratti più stretti. Il periodo non era indicato e ci avevano sconsigliato di portare ottiche molto pesanti.

PV: Se non ci sono altre domande, la serata può concludersi qua, ringrazio ancora Matteo…

[Applausi]

 

 

Matteo Cefarin

Matteo Cefarin

 

Grazie a:

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per l’ospitalità!

 

Giacomo Menta

Giacomo “Gianni” Menta

 

Lunedì 20 Giugno, alle 20:30, presso la Sala Riunioni del Palmanova Outlet Village, è stato nostro ospite Giacomo “Gianni” Menta, Responsabile della sezione AFNI del Friuli Venezia Giulia e Socio del Circolo Fotografico Palmarino.

Come al solito, è stato intervistato dal nostro Paolone Vercesi:

 

Paolo Vercesi: Cominciamo con le domande facili, nome e cognome.

 Gianni Menta: Giacomo Menta per gli amici Gianni. Non chiedetemi il perché …è una storia lunga. Chiamatemi come volete, basta che mi chiamate.

PV: Età?

 GM: A novembre 63.

PV: Professione?

 GM: Zoonomo, zootecnico, in pratica sono un agronomo specializzato in allevamento del bestiame.

PV: E’ una professione che ha a che fare con la fotografia?

 GM: No anche se ultimamente chiedono di fotografare delle bovine per metterle sulle riviste.

(Risate)

GM: non ridete perché c’è un fotografo che lo fa di professione e guadagna un sacco di soldi. Non certo io, però.

PV: Agronomo e zoonomo per amore degli animali?

 GM: Sì, sicuramente sì. Ma se tornassi indietro, i tempi sono cambiati, sceglierei qualcos’altro. Bisogna sempre contestualizzare nel periodo storico, ero un ragazzo come tanti e a quell’età volevo fare qualcosa per cambiare il mondo. La seconda voce del deficit (commerciale) dell’Italia era proprio il settore zootecnico, dopo il petrolio, con l’importazione di animali… avendo fatto l’istituto agrario mi sembrava una cosa buona. Adesso, con il senno di poi, farei qualcos’altro, comunque quello che faccio mi piace.

PV: La fotografia come entra nella tua vita?

 GM: Quando sento rivolgere ad un fotografo di natura la domanda: “Ti piace la natura”, la trovo banale. Direi che per me è quasi indispensabile stare nella natura. Cioè stare lunghi periodi senza essere all’aria aperta per me è veramente difficile. In particolare ho sempre amato gli animali. Il primo libro che mio padre mi lesse, è stato “Zanna bianca”, seguito da “Il richiamo della foresta”. Forse, se avesse saputo come sarebbe andata a finire, non lo avrebbe fatto. Ho sempre amato gli animali. Mia madre si ricorda ancora adesso che da bambino le capitavo in casa con qualche uccelleino caduto dal nido e cercavo, purtroppo spesso inutilmente.

PV: E alla fotografia come ci siamo arrivati?

(risate)

GM: …scusate ho dimenticato la seconda parte. Una macchina fotografica l’ho sempre avuta ma non sapevo bene cosa farne, e mi limitavo a documentare i posti dove andavo. Ho sempre fatto dell’escursionismo in gioventù, venti chili fa facevo anche scialpinismo e andavo spesso anche in barca a vela, documentando così le mie attività all’aria aperta. Nel 2009 durante un viaggio in Svezia ho conosciuto un fotografo di natura, Vitantonio Dell’Orto, che peraltro è essenzialmente un paesaggist. Ricordo che in quell’occasione fece provare ad un ragazzo l’ebbrezza di stare in un capanno per fotografare gli  animali. In quel momento provai una grande invidia: “se lo può fare lui, posso farlo anch’io” pensai. Per tanti anni ho sempre partecipato a censimenti, con l’università di Padova, Veneto Agricoltura e con i parchi regionali, in pratica sono arrivato alla fotografia dalla conoscenza degli animali. Quando si parla di un fotografo naturalista dico sempre che prima del fotografo ci dovrebbe essere un naturalista. Ora, naturalista è una parola impegnativa, comunque la natura penso di conoscerla almeno un po’. Dopodiché se sei anche bravo a fotografare, meglio.

PV: “Zanna bianca”, la Svezia, tutto richiama un po’ il nord, come nasce la preferenza?

 GM: Ho una spiccata preferenza per il nord, anche se pure l’emisfero sud, l’Africa e l’Asia devono essere molto belli. Purtroppo nella vita ci sono vincoli di tempo e di denaro e ognuno deve darsi delle priorità. Per adesso sono stato al Nord. Un domani, se avrò voglia, tempo e soldi, farò di sicuro anche il sud.

PV: Bene, cominciamo quindi con?

 GM: Cominciamo, con la Groenlandia. Faccio una premessa, sono uno che i fotografi di natura chiamano “animalaro”, cioé fotografo essenzialmente animali, ma in questa multivisione della Groenlandia troverete anche paesaggi:  scusatemi non è il mio forte, ho fatto quello che ho potuto.

(proiezione di “Groenlandia”

 

GROENLANDIA

GROENLANDIA © Gianni Menta

 

PV: Complimenti per le immagini! È più emozionante vederle adesso o trovarsi in quei luoghi?

 GM: E’ ancora emozionate vederle adesso, ma lo è sempre…

PV: Vediamo se c’è qualche domanda dal pubblico…

Pubblico: Volevo chiedere…  quelle bellissime foto prese dall’alto che sembrano un po’ prese dal cielo, come le avete realizzate?

GM: Siamo saliti su un piccolo aereo. Nell’organizzazione del viaggio c’era anche questo giro in aereo, era chiaramente un’opportunità per fotografare dall’alto, un’occasione fantastica

Pubblico: Eccezionale!

GM: Eh s!

GROENLANDIA

GROENLANDIA © Gianni Menta

 

Pubblico: Che periodo era?

GM: Mi sembra che fosse luglio o agosto, adesso non ricordo con esattezza. Vorrei però testimoniare il fatto che lo scioglimento dei ghiacci è qualcosa di veramente tangibile quando si visitano questi posti. I nativi, gli Inuit, non si ricordavano un’estata così calda, quindi lo stesso porto di Ilulissat era strapieno e ingombro di pezzi di ghiaccio che ostruivano la normale navigazione della gente del posto. Poi, non so se avete visto, c’era un iceberg rovesciato che era particolarmente azzurro. Abbiamo avuto veramente paura perché questo iceberg si è rovesciato vicino a noi sollevando un’onda immensa… C’è stato un momento di panico, ma per fortuna siamo qui a raccontarla. Ritornando alla domanda sulla preferenza verso il nord, chi ha sentito i miei racconti, sa che al nord se perdi lo zaino te lo restituiscono più facilmente.

PV: Quanti giorni è durato il viaggio?

 GM: Due settimana se non ricordo male. Non chiedetemi dei soldi perché sto cercando di dimenticare… erano tanti, ma non rimpiangerò mai soldi spesi per viaggiare. Viaggiare è una passione che cerco di unire alla fotografia, per conoscere posti e persone nuove.

Pubblico: Com’era composto il gruppo?

GM: C’erano due fotografi professionisti, Luciano Gaudenzio ed Alessandra Meniconzi, che è essenzialmente un’etnografa, poi eravamo altre 7-8 persone.

Pubblico: Un’altra domanda, quelle immagini, così ben dettagliate, anche se riprese dall’aereo, con che obiettivo sono state fatte?

 GM: Credo con il 17-40.

Pubblico: com’è la logistica in quei posti?        

 GM: In quel paese, Ilulissat c’è uno strano personaggio, che è italiano e credo che abbia qualche anno più di me. In pratica faceva, come un personaggio molto più famoso di lui, il cantante sulle navi. Un giorno, durante un viaggio, si è fermato in questo posto, dove si è sposato, credo, con una ragazza locale e con cui ha avuto alcuni figli che risiedono lì. Lui suonava canzoni di quando ero giovane io ed evidentemente ha avuto un certo successo. Adesso organizza la logistica per chi va in questo posto. In Groenlandia ci si muove solamente con l’areo o con la nave. Ci sono delle fotografie fatte su un’isola: per raggiungerla abbiamo viaggiato in barca  per mezza giornata.

PV: Direi che possiamo andare avanti con le fotografie e ti lascio il microfono.

(inizia a mostrare delle fotografie).

© Gianni Menta

© Gianni Menta

GM: Come dicevo, ho iniziato a fotografare un po’ quello che conoscevo. Per esempio le orchidee non le fotografo, siccome sono figlio di fiorai ed i miei genitori mi costringevano a lavorare in negozio. I fiori mi piacciono, ma preferisco fotografare altre cose. Facevo censimenti ai selvatici, in particolare gli ungulati in Cansiglio e certamente il Cansiglio è uno dei posti che ho visitato di più. Quando posso ci vado ancora adesso anche se oggi ci sono molti più fotografi, comunque vi posso assicurare che di cervi ce ne sono ancora tantissimi. Purtroppo spesso si assistono a certe scene… Io di solito mi apposto durante la notte per essere pronto all’alba, poi all’alba arrivano personaggi vestiti come Rambo con obiettivi da 500-600mm, che camminano in mezzo alla piana facendo scappare i cervi. Il Cansiglio è un posto bellissimo anche per i paesaggi: durante i mesi autunnali ci sono delle nebbie mattutine che sono fantastiche.

Io amo, in particolare, i grandi carnivori. Gli orsi sono stati in tanti a fotografarli, ed allora ho portato qualcosa di diverso. Lupo e lince non ci sono mai riuscito a farli e vorrei riprenderli in natura e non all’interno di recinzioni. In Alaska siamo arrivati molto vicini a dei cuccioli di orso, se ci si avvicina con le dovute cautele non succede niente e sono degli animali incredibilmente teneri. Non dimenticherò mai questo episodio, soprattutto perché avevo terminato la scheda e dovevo cambiarla andando sulla barca in mare, il cucciolo mi è venuto vicino quando sono sceso dalla barca e ho cercato di mandarlo via per paura che fosse seguito dalla madre. Poi insieme alla madre si è rifugiato su un piccolo promontorio con i fiori che vedete, dopo l’allattamento si sono messi a giocare e per me è stata una scena incredibile ed indimenticabile.

© Gianni Menta

© Gianni Menta

L’Alaska è stata il mio primo viaggio importante, fatto con il mio amico Roberto Maschio che è qui stasera… ci siamo organizzati il viaggio praticamente da soli. Rimane il viaggio più bello della mia vita. Un altro paese che amo moltissimo è la Finlandia, dove sono riuscito a fare delle foto che mi hanno dato veramente soddisfazione. In Finlandia ero con Marco Gianesini, un posto fantastico per fotografare gli animali, dagli orsi al gallo cedrone… Abbiamo passato la notte in un capanno sulla neve. Non era molto alto e dovevamo stare sdraiati. Ricordo una notte di crampi alle gambe, poi la mattina siamo stati ripagati dall’emozione di vedere e fotografare questi splendidi animali (galli cedroni) che sono in netta diminuzione in tutta Europa e soprattutto nell’arco alpino. Eravamo là nel periodo dei combattimenti e delle parate amorose.

Di galli forcelli invece in Finlandia ce ne sono veramente molti rispetto alla nostre Alpi dove è più difficile vederli. In certe arene c’è un’invasione di fotografi, però va detto che per questo tipo di fotografia è necessario avvicinarsi con cognizione di causa, buon senso e rispetto per la natura.

In Slovenia, a poco più di un’ora da qua c’è la possibilità di fotografare gli orsi. C’è un signore che ha dei capanni, che lavorano molto, e gli orsi in molti li vedono, altri purtroppo no… Io ci sono stato molte volte ed ho sempre portato a casa qualcosa. Quando vado cerco sempre di fare qualcosa di diverso. Lo Slovenia propone anche diversi altri animali, quali l’allocco degli Urali, che da noi sono molto rari.

© Gianni Menta

© Gianni Menta

Mi dicono spesso che è facile fotografare quando si va all’estero in posti speciali, ed in effetti quando posso mi reco in questi “santuari della natura”, ma quando non posso o non ho tempo, fotografo anche in Italia, in Abruzzo per esempio, dove ci sono molte volpi confidenti con l’uomo. Anche all’Isola della Cona, in Val d’Arzino, a Marano Lagunare, sugli Altipiani del Montasio, nel Tarvisiano o nelle Valli del Torre ci sono animali che tutti possono fotografare.

Mi dicono anche che è facile fotografare dal capanno. A volte però ci stai tutto il giorno da solo e appena verso il tramonto vedi qualcosa. A me piace stare nei capanni, ma ci vuole molta pazienza e molti si annoiano. Stare dentro ad un capanno mi dà pace e tranquillità, specialmente se in giro c’è qualcosa da osservare. La fotografia naturalistica è bella anche per questo.

Anche la Spagna è un’oasi per i fotografi naturalisti, è poco densamente popolata e piena di animali.

(fine proiezione delle fotografie).

Pubblico: Quello che mi ha colpito è discorso sul comportamento, senza dover insegnare tutto, ci sono delle cose che bisogna stare attenti a non fare, per esempio quando si va a camminare nella natura?

 GM: Oltre ad essere socio del CFP sono anche socio dell’AFNI (Associazione Fotografi Naturalisti Italiani) che è un’associazione che cerca di far conoscere ai soci ed ai lettori della rivista Asferico come “entrare” nella natura. Non sono un fotografo di fiori, ma se per fotografare un’orchidea ne butto giù cinquanta forse sto facendo un errore. Per quanto riguarda gli animali, la fotografia sui nidi non va fatta disturbando gli animali, soprattutto se si è alle prime armi è meglio farsi assistere da un esperto in modo da non fare errori o danni. Lo stesso vale anche per animali più grandi come gli orsi. Bisogna avere l’umiltà di farsi insegnare.

PV: Un’occasione mancata?

 GM: Un gipeto in valle D’Aosta, stavamo fotografando un torrente, avevo la macchina impostata per l’effetto seta sull’acqua. Ho cambiato al volo l’obiettivo ma quando mi è passato il gipeto sopra la testa ho scattato con il pre sollevamento dello specchio e ovviamente non ho fatto nulla.

PV: Una storia finta bene?

 GM: Quella che devo ancora incominciare e che spero di vivere le prossime volte. Sono considerato un solitario, ma mi piace andare in giro con altre persone. Quando sono andato a fotografare in Val d’Arzino, scendendo dalla macchina sono scivolato su un centimetro di neve e mi sono strappato e stirato. Per fortuna c’erano gli amici dell’AFNI. Forse ce l’avrei fatta anche da solo, ma per fortuna non ero da solo. Se trovo qualcuno che non parla troppo preferisco andare via in compagnia.

PV: Il prossimo viaggio?

 GM: Sono ancora malato della Finlandia, ma ho degli obblighi familiari che mi impediscono di spostarmi dall’altra parte del mondo.

PV: Cosa vediamo adesso?

 GM: Il Varanger fjord nel nord della Norvegia e una parte della Finlandia.

(proiezione)

 (applausi)

VARANGEN FJORD © Gianni Menta

VARANGEN FJORD © Gianni Menta

PV: Siamo quasi alla conclusione, se ci sono altre domande…

 

VARANGEN FJORD © Gianni Menta

VARANGEN FJORD © Gianni Menta

GM: Chiarisco il dubbio su Photoshop che non è stato adoperato per queste foto perché non so usarlo, in compenso mi ha aiutato molto l’amico Alessandro Laporta con i suoi consigli, e lo ringrazio pubblicamente. Ringrazio anche Leonardo Zanello per la realizzazione delle multivisioni. Se ci sono altre domande rispondo più che volentieri.

Pubblico: come sono gli attacchi delle zanzare in Finlandia.

 GM: E’ vero, è pieno da metà giugno a tutto luglio, in Norvegia al Varanger non ci sono problemi perché fa freddo, la Finlandia inveve è piena di laghi e io sono particolarmente amato dalle zanzare, per questo cerco di evitare quei periodi. Comunque giro con uno scafandro composto da un cappello con una rete e con tutto il resto del corpo coperto, la cosa migliore è evitare il periodo estivo.

(applausi)

GM: Grazie, ringrazio anche il CFP e ricordo a tutti che nel 2012 ero un allievo al corso del CFP e mi sento ancora un allievo, e se qualcuno volesse incominciare a dedicarsi alla fotografia naturalistica non è mai troppo tardi per cominciare.

Luigino Snidero: Gianni, grazie mille a te, ma è ora di “nominare” il prossimo fotografo del CFP per Autofocus…

GM: Questa volta avete visto un fotografo animalaro, “giovane” come fotografo e diversamente giovane anagraficamente Proprio per questo ho pensato di chiamare un fotografo giovane e paesaggista, molto in gamba e che ultimamente ha avuto molte foto pubblicate anche sulla nostra rivista Asferico. Quindi nomino Matteo Cefarin!

(applausi)

 

 

 

Grazie a:

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per l’ospitalità!

Lo scorso 18 Aprile, presso la sala riunioni del Palmanova Outlet Village, è stata protagonista del terzo Autofocus la fotografa Anne Mäenurm, affermata fotografa naturalista di origini estoni.

© Anne Mäenurm

Anne Mäenurm © Luciano Gaudenzio

 

Come ormai consuetidine di tutti gli incontri del CFP, la visione delle immagini di Anne è stata scandita dall’intervista realizzata da Paolo Vercesi e dalle domande del Pubblico.

Luigino presenta la serata © Matteo Bordignon

Luigino presenta la serata © Matteo Bordignon

Ecco uno stralcio dell’intervista:

Paolo intervista Anne © Matteo Bordignon

Paolo intervista Anne © Matteo Bordignon

Paolo Vercesi: Buonasera Anne e buonasera al nostro pubblico. Ci fa molto piacere averti tra noi stasera e, per prima cosa, vogliamo sapere come stai.

Anne Mäenurm: Credo abbastanza bene (ride, ndr).

PV: Che effetto ti fa stasera seduta da questa parte della sala, tu che qualche anno fa qui hai seguito il corso del CFP?

AM: Mi fa sudare (risate, ndr)

Paolo intervista Anne © Matteo Bordignon

Paolo e Anne © Matteo Bordignon

 

PV: Non capita spesso di trovare una donna fotografa, come è nata la tua passione per la fotografia?

AM: E’ una passione che ho sempre avuto fin da piccola, quando usavo le fotocamere di mia mamma. Non ero molto brava e scattavo fotografie a tutto quello che vedevo. Più avanti sono arrivata in Italia, mi sono innamorata delle sue montagne ed ho voluto approfondire la mia tecnica e la mia conoscenza. Poi ho trovato il CFP dove ho avuto modo di fare il mio primo corso.

PV: Che soggetti prediligi?

AM: In assoluto montagne e natura.

PV: E’ quindi tempo di vedere “Le montagne attraverso i tuoi occhi”, di Anne!

(proiezione multivisione "Le montagne attraverso i miei occhi")
© Anne Mäenurm

© Anne Mäenurm

PV: Complimenti Anne, e grazie per averci portato delle foto così belle e realizzate con una gran tecnica. Che suggerimenti ti senti di dare a chi è ancora alle prime armi?

AM: Seguire gli altri fotografi, fare qualche workshop, confrontarsi sempre con altri.

PV: Dalle immagini viste traspare una predilezione per l’inverno, è la tua stagione preferita?

AM: Sì esatto.

PV: Cosa ti piace in particolare dell’inverno?

AM: Il bianco pulito, il freddo… se vedo che sta nevicando esco subito di casa a fotografare.

© Anne Mäenurm

© Anne Mäenurm

PV: I luoghi preferiti sono le montagne, qualche posto che ami particolarmente?

AM: Le montagne italiane mi piacciono indistintamente, le farei tutte da nord a sud. Basta che siano montagne.

PV: Sei originaria dell’Estonia, come sei capitata qua in Friuli?

AM: Per il marito… (risate, ndr)

© Anne Mäenurm

© Anne Mäenurm

PV: Hai nostalgia del tuo Paese?

AM: Si tanta, mi manca soprattutto l’inverno in Estonia, perché sono otto anni che ritorno casa solo per l’estate. Mi manca molto l’inverno nel mio Paese.

PV: Le immagini che vediamo tra poco sono estive o invernali?

AM: Dell’estate, purtroppo…

© Anne Mäenurm

© Anne Mäenurm

(visione e commento delle immagini dell'Estonia)

PV: Grazie di nuovo, da queste immagini e dai racconti traspare tutto il tuo amore per la natura… sono più i sacrifici oppure le soddisfazioni?

AM: Indubbiamente le soddisfazioni.

PV: C’è qualche soddisfazione particolare che ci vuoi raccontare, qualche foto per te speciale?

AM: Devo ancora farla!

PV: Abbiamo tempo per qualche domanda dal pubblico.

Il folto pubblico presente © Matteo Bordignon

Il folto pubblico presente © Matteo Bordignon

(pubblico) Che temperatura c’è d’estate in Estonia?

AM: Circa 25 gradi in agosto, in giugno, luglio da 15 a 25 gradi.

(pubblico) Con tutte quelle paludi non avete zanzare?

AM: E’ pieno, pienissimo!

(pubblico) Ci spieghi come hai fatto le foto “mezze” subacque?

AM: Utilizzando una custodia semi-subacquea, una specie di sacca. Non è facile da usare perché devi scattare alla cieca, sperando che il fuoco e l’inquadratura siano corretti. Alla fine su 200 foto ne tieni una o due, bisogna provare molto. Non sono ancora riuscita a fare le foto che volevo, adesso l’approfondimento fotografico dei laghi alpini è un po’ la mia missione.

(pubblico) Che attrezzatura usi?

AM: Un solo corpo macchina, 70-200, 300, 24-70, 85 e Trioplan, il grandangolo l’ho venduto ma lo ricomprerò.

(pubblico) Ci sono gli orsi in Estonia?

Il folto pubblico presente © Matteo Bordignon

Il folto pubblico presente © Matteo Bordignon

AM: Sì certo, abbiamo tanti orsi e linci perché l’Estonia è quasi disabitata. Se si vuole vedere le linci il periodo migliore va da dicembre a marzo, perché escono dal bosco quando c’è molta neve ed è più facile vederle. Per le alci invece bisogna uscire la mattina molto presto quando sono fuori dai boschi. 

(pubblico) D’inverno i luoghi che hai fotografato in Estonia sono facili da raggiungere?

AM: E’ meglio avere un fuoristrada 4×4, ma anche d’estate non sono facili da raggiungere perché prima di arrivare bisogna attraversare qualche chilometro di bosco. Poi d’inverno le temperature vanno dai -35° di febbraio ai -27° di gennaio, ma non è un freddo umido come qua, è molto più sopportabile.

(pubblico) Quando organizzi un viaggio in Estonia?

AM: Mi conosci, lo sai che non sono una organizzatrice, io seguo. Tu organizzi e io vengo come aiutante (ride, ndr).

PV: Cosa ci proponi adesso?

AM: Foche dell’Inghilterra, da Donna Nook.

© Anne Mäenurm

© Anne Mäenurm

(visione e commento immagini delle fote di Donna Nook)

PV: Grazie Anne per averci portato anche queste foto così emozionanti.

AM: Grazie per avermi invitato e grazie a tutto il pubblico presente!

Roberto consegna un omaggio floreale all'ospite del CFP

Roberto consegna un omaggio floreale all’ospite del CFP

 

Anne dice di sè:

Sono un’amante della fotografia di natura e di paesaggio, con base nel Nord Est d’Italia (Friuli-Venezia-Giulia).
Sono nata e cresciuta in Estonia Settentrionale.

Per me la fotografia non è solo un hobby, è diventata un modo per dare equilibrio alla mia vita.

Preferisco fotografare la natura e stare all’aperto mi fa sentire più vicina alle radici della vita.

In costante ricerca di quegli attimi fugaci di magia che trasformano il nostro mondo in qualcosa di meraviglioso. Nelle mie immagini mi sforzo di cogliere le atmosfere, le sensazioni e la meraviglia che la natura evoca in noi.

Alcuni dei miei lavori sono stati pubblicati in varie riviste nazionali ed internazionali.

Dal 2013 sono membro dell’AFNI (Associazione Fotografi Naturalisti Italiani).

© Anne Mäenurm

© Anne Mäenurm

 

Grazie a:

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per l’ospitalità!