Lee Filters ha presentato qualche giorno fa la sua nuova App per iPhone: si chiama LEE Stopper e la potete trovare nell’App Store. La versione per Android è data come “coming soon”.

Schermata App Store Lee Stopper

Schermata App Store Lee Stopper

 

Lo scopo della App è aiutare il fotografo a calcolare correttamente i tempi di esposizione con i filtri ND del produttore Inglese.

L’utilizzo è di una semplicità disarmante, tuttavia Lee ha messo online un pratico video tutorial.

 

 

L’App permette di impostare la tabella dei valori per i filtri Little, Big e Super Stopper: in base al tempo di esposizione letto senza il filtro, restituirà automaticamente il tempo corretto di esposizione con il filtro montato.

L’indicazione ricevuta è ovviamente matematicamente corretta, ma è sempre opportuno fare qualche prova e verifica per essere certi di portare a casa il miglior scatto possibile.

Schermata App Lee Stopper

Schermata App Lee Stopper

 

L’app è gratuita.

Qui potete leggere il nostro articolo sull’acquisto ed utilizzo dei filtri Lee.

 

 

 

Tair 11A 135mm f/2.8

Tair 11A 135mm f/2.8

Questo obiettivo è di provenienza sovietica; prodotto a partire dal 1955 con attacco prima M39 (con verniciatura metallizzata) poi M42 (con verniciatura  nera) è facilmente utilizzabile, tramite apposito adattatore, con le più recenti reflex digitali o fotocamere mirrorless.

Il Tair 11A 135mm è rimasto in produzione fino alla metà degli anni 90. Grazie ad un’apertura massima di f/2.8 (selezionabile tramite apposita ghiera) ed ad un diaframma a venti  lamelle è in grado di isolare il soggetto in maniera molto buona, creando un buon effetto di tridimensionalità, e lo sfocato, in particolare, risulta essere molto cremoso.

 

tair-11a01_7

Personalmente lo utilizzo spesso in macrofotografia in quanto dona un effetto molto poetico; ottimo il suo utilizzo come obiettivo da ritratto (135mm).
La messa  fuoco, ovviamente manuale, è particolarmente facile grazie  alla ghiera molto fluida che garantisce un’ottima regolazione; la distanza minima di messa a fuoco è di 1,2 metri, quindo sui soggetti particolarmente ravvicinati è necessario utilizzare uno o più tubi di prolunga.
Con questa lente scatto spesso a mano libera in quanto è molto maneggevole, grazie ad un peso relativamente contenuto (600 grammi).
La dotazione di serie originale prevede un set di  filtri colorati con diametro di 55 mm., eredità di quando la fotografia era ancora in bianco e nero.
L’obiettivo ha un paraluce integrato estraibile.
Esistono altre versioni della lente, meno diffuse: il Tair-11T tropicalizzato per fotografia aerea ed il Tair-11-2 con una lunghezza focale di 133 mm.

By Muggian

Alcuni scatti realizzati con il Tair 11A
© Marco Gon

© Marco Gon

© Marco Gon

© Marco Gon

© Marco Gon

© Marco Gon

 

 

Il 15 gennaio 2016 è stata presentata in Italia la nuova fotocamera professionale del sistema Fuji: dopo 4 anni di onorata carriera, la X-Pro 2 ha sostituito la X-Pro 1, prima mirrorless della serie X, un sistema divenuto in questi anni sempre più completo e ricco di eccellenti ottiche.

FUJI X-PRO 2

FUJI X-PRO 2

Un piccolo riepilogo delle caratteristiche tecniche:

  • Sensore da 24MP X-Trans CMOS III (formato APS-C).
  • 273 punti di messa a fuoco di cui 77 a rilevamento di fase.
  • Mirino ibrido, 36M-dot OLED ed ottico.
  • Sensibilità ISO 200-12800 espandibile fino a 100-51200.
  • Velocità otturatore fino a 1/8000 (1/32000 con otturatore elettronico).
  • Simulazione di varie pellicole di casa Fuji, con introduzione della nuova Acros (un ottimo BN).
  • Doppia slot per memory card SD.
  • Video recording in Full HD a 60fps.

 

L’X-Pro2 ha un affascinante fascino retrò (ricorda le vecchie Leica a pellicola) e linee essenziali e pulite, si impugna con facilità e sicurezza.
Anche per chi ha mani grandi, tutto è a facilmente e velocemente configurabile.

FUJI X-PRO 2 TOP

FUJI X-PRO 2 TOP

Venendo da X-E2 e X-T1, la caratteristica che immediatamente e favorevolmente mi ha colpito è il nuovo joystick per il punto AF a portata di pollice sul retro, che consente la gestione della messa a fuoco automatica, che conta su 273 punti di messa a fuoco, di cui 77 a rilevamento di fase (l’impostazione che uso io, 273 sono decisamente troppi nella stragrande maggioranza dei casi).

Fuji avrebbe dovuto pensarci prima: il joystick è comodissimo e di impressionante velocità!

FUJI X-PRO 2 BACK

FUJI X-PRO 2 BACK

Altra novità è il mirino ibrido, ovvero la possibilità di scegliere mediante una comoda levetta a fianco dell’obiettivo tra la soluzione ottica e quella elettronica. La prima permette di monitorare quello che accade anche attorno all’inquadratura vera e propria, ed è molto comoda in situazioni dinamiche (foto street, per esempio).

FUJI X-PRO 2 VIEWFINDER

FUJI X-PRO 2 VIEWFINDER

Il mirino elettronico è eccellente, in linea con quello della X-T1, con alta risoluzione ed elevato refresh rate. Tutte le info si possono mettere a mirino ed avere la situazione completamente sotto occhio.

 

I dati tecnici completi si possono trovare con facilità in rete.

 

Quello che vorrei trasmettervi sono le mie impressioni d’uso.

Ho avuto modo di utilizzare l’X-Pro 2 qualche giorno fa sulla splendida e coloratissima isola di Burano. L’ho affiancata al nuovo 90mm f/2, ottica notevole ed incisissima già a tutta apertura, probabilmente ad oggi la migliore di tutto l’ampio corredo Fuji.

FUJI X-PRO 2 + 90MM F/2

FUJI X-PRO 2 + 90MM F/2

L’X-Pro 2 pesa molto meno di una reflex, le lenti Fuji, pur dando impressione di grande robustezza e qualità, doti che confermo, sono molto leggere. Con un corredo Fuji si può fotografare tutto il giorno senza affaticarsi e senza trasportare sulla schiena i chili e chili di un equivalente corredo reflex. Certo, la reflex è ancora insostituibile per alcune tipologie di scatti (paesaggio, sport, animali), ma per foto street e reportage l’X-Pro 2 con le sue lenti è assolutamente fantastica.

Non ho esplorato le caratteristiche video della fotocamera, quindi non mi pronuncio al riguardo, anche se ritengo che non sia una fotocamera con particolari vocazioni cinematografiche.

 

Vediamo quindi a quali sono i sui pregi, senza trascurare quelli che ritengo essere i suoi difetti.

 

Pregi:

  • Qualità dell’immagine eccellente, sia scattando direttamente in jpg, ma soprattutto scattando in formato raw. I raw sono molto buoni, dettagliati e lavorabilissimi. Ottima la gamma dinamica.
  • Tenuta degli ISO ottima fino a 1600 (oltre questo valore non scatto comunque praticamente mai).
  • Mirino ibrido fantastico.
  • Buon AF, reattivo e superiore a quello della X-T1 in velocità e precisione.
  • Il già citato joystick per la scelta del punto di messa a fuoco, velocissimo e comodissimo.
  • Il doppio slot, che permette di scattare i raw su una SD ed i jpg sull’altra, oppure di fare il Backup automatico o infine di scattare in continuità da una scheda all’altra.
  • Design retrò molto accattivante e gradevole.
  • Correzione dell’esposizione fino a +/- 3 EV (estendibile a 5).

 

Difetti:

  • Il sistema “pull-up” di settaggio degli ISO sollevando la ghiera dei tempi di scatto non è particolarmente comodo.
  • La durata della batteria è inferiore a quella delle altre serie X, che già non eccellevano in questo. Non è un grosso difetto, basta mettersi in tasca una batteria di scorta.
  • La rotellina della correzione diottrica si sposta facilmente mettendo la macchina in borsa.
  • Qualche pastosità nella resa del fogliame e di altre trame in lontananza, ma non è certo quello paesaggistico il campo di riferimento per questa fotocamera.
  • Il costo, un po’ troppo elevato, ma calerà rapidamente.

 

Conclusioni:

L’X-Pro 2, in un corpo compatto il giusto, cioè non troppo piccolo, né troppo grande, racchiude caratteristiche tecniche da fotocamera professionale.
Le immagini che escono dal nuovo sensore sono ricche di dettaglio e rappresentano in modo corretto i colori reali della scena ripresa. È il terminale di un sistema completo e di grande qualità, perfetto per immagini street e di reportage ed ogni volta che si voglia uscire senza portarsi dietro il peso di un corredo reflex, ma si voglia portare a casa comunque immagini di grande qualità.

BuranoXPRO2

BuranoXPRO2II

BuranoXPRO2III

BuranoXPRO2VI

BuranoXPRO2IV

BuranoXPRO2V

BuranoXPRO2VII

Burano Abstract © Luigino Snidero

Burano Abstract © Luigino Snidero

GND sta per Graduated Neutral Density, cioè stiamo parlando di filtri neutri graduati.
Molti stanno chiedendo informazioni sull’uso di questi ottimi filtri che anch’io ho acquistato ormai da più di un anno, ma che per varie ragioni ho utilizzato finora piuttosto pochino.
In precedenza avevo utilizzato i Cokin, ma a mio parere non vanno altrettanto bene.
Il sistema Lee è forse quello più in auge tra i fotografi professionisti ed i fotoamatori evoluti di paesaggio. Esistono anche gli analoghi Cokin (bassa qualità), Hitech (così così) e Singh Ray (pure ottimi, ma più costosi dei Lee, anche a causa del dazio: sono in vendita solo negli USA). Buoni, ma non all’altezza di Lee e Singh Ray, i recenti Haida, a vantaggio dei quali c’è il prezzo allettante.
Ma, prima di tutto, a cosa servono?
Gli attuali sensori digitali non sono in grado di rappresentare la stessa gamma tonale che percepisce l’occhio umano, che riesce a distinguereun range di 12-14 stop, mentre il sensore ne registra correttamente 5-6 stop, dalla più luminosa delle luci alla più nera delle ombre.
Ne consegue ovviamente che se la scena di un paesaggio ha un divario ombre/luci superiore ai 5-6 diaframmi, il sensore non sarà in grado di rappresentarla correttamente, ovvero avremo ombre senza dettaglio esponendo per le luci o luci bruciate esponendo per le ombre.

Alba a Fossalon © Luigino Snidero

Alba a Fossalon © Luigino Snidero

 

L’uso di filtri GND permette di comprimere la gamma dinamica della scena, riducendo puntualmente la trasmissione della luce in funzione della propria densità di grigio, che può essere pari a 1, 2 e 3 e più diaframmi.
La densità di grigio dei filtri GND, a differenza degli ND, è concentrata  su circa metà del filtro e va sfumando fino a zero sull’altra metà, riducendo la trasmissione luminosa solo su una delimitata zona dell’inquadratura, decisa dal fotografo che dispone il filtro secondo la situazione che ha davanti ed aiutato dal formato rettangolare dello stesso (100x150mm). Detti filtri vanno utilizzati in una specifica montatura portafiltri (holder), che a sua volta va alloggiato su di un anello adattatore avvitato all’obiettivo.
I filtri GND, oltre che in varie gradazioni, esistono di 2 tipi: hard (linea di transizione piuttosto netta), adatti per soggetti con netta demarcazione tra i piani luminosi (paesaggi marini, per esempio) e soft (linea di transizione più sfumata), indicati per soggetti con demarcazione imprecisa tra i piani luminosi (paesaggi di montagna, per esempio).
E’ chiaro quindi che la scelta del posizionamento del (o dei) filtro(i) GND è fondamentale ed è necessario prestare molta attenzione alla linea di transizione. Tra l’altro, la sfumatura di demarcazione non è facilissima da percepire all’apertura massima del diaframma dell’obiettivo in uso e va controllata premendo il pulsante di controllo della profondità di campo e posizionando il filtro nella posizione più performante data la scena.

Il Sistema Lee è composto fondamentalmente da:
Anello adattatore

Anello adattatore

Anello adattatore

 

E’ preferibile ordinare il tipo wide, meno spesso, che elimina o quantomeno limita la vignettatura con i grandangoli spinti.

Holder (o portafiltri)

Holder (o portafiltri)

Holder (o portafiltri)

 

 

 

 

 

 

 

E’ modulabile e nella configurazione standard porta fino a 3 filtri. Con i Lee è utilizzabile anche il tipo Z della Cokin, mentre Singh Ray, pur producendo filtri delle medesime dimensioni, non produce un proprio holder.

Filtri GND

Filtri GND

Filtri GND

 

 

 

 

 

 

 

Per un effetto più marcato, si possono montare più filtri GND o abbinare ad un GND un ND (filtro interamente grigio neutro) per allungare il tempo di scatto.

Davanti al portafiltri è anche possibile abbinare un filtro polarizzatore, che deve essere di diametro 105mm per risultare compatibile con l’intero sistema senza vignettare.

 

filtro polarizzatore

filtro polarizzatore

 

 

 

 

 

 

 

Per poter montare il polarizzatore, è necessario aquistare a parte anche un ulteriore apposito anello adattatore.

anello adattatore

anello adattatore

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’equipaggiamento minimo da comperare (per quanto soggettivo) potrebbe essere il seguente:

anello wide del diametro del filetto del nostro grandangolo preferito

anello wide

anello wide

 

 

 

 

 

 

 

holder Foundation kit (a 3 slot)

holder

holder

 

 

 

 

 

 

 

Filtro GND Soft 0.9 (3 stop: si presta bene per le riprese con rilievi sulla linea dell’orizzonte. Ottimo in montagna, ma anche al mare corregge la luminosità del cielo con la parte più scura e con la parte sfumata il riflesso conseguente sull’acqua)

Filtro GND Hard 0.9 (3 stop, va bene per scene marine lineari senza particolari riflessi o quando il sole non è particolarmente intenso)

Filtri GND

Filtri GND

 

 

 

 

 

 

 

Questo è il “minimo sindacale”, ma ovviamente il corredo dei filtri è ampliabile quasi a piacimento, per esempio le gradazioni 0.3 e 0.6 dei GND hard e soft tornano spesso utili quando il divario di luminosità è inferiore rispetto a quando serve lo 0.9. Oppure quando è superiore, aggiungendo allo 0.9 uno 0.3, per esempio.

Un altro acquisto importante è il polarizzatore da 105mm. Lee ne produce uno proprio, il migliore all’Heliopan, nella sua versione a polarizzazione circolare ed in montatura slim (costo di pochissimo superiore al Lee). Se decidete per questo acquisto, non dimenticatevi di aggiungere l’apposito anello che va montato davanti all’holder e sul quale avvitare il polarizzatore. Il polarizzatore toglie i riflessi, satura i colori e fa perdere circa 2 stop di luminosità.

polarizzatore da 105mm

polarizzatore da 105mm

 

 

 

 

 

 

 

Infine, Lee produce vari tipi di filtri 100×100 ND in resina o vetro da utilizzare con l’holder in questione.
Quelli che vanno per la maggiore ultimamente sono il Big stopper (da 10 stop), filtro non facilissimo da usare, soprattutto con tempi più lunghi di 2 minuti (per rumore digitale e cromatico indotti dal riscaldamento del sensore in determinate condizioni), ma sicuramente di grande effetto, ed il Little stopper, fratello da 6 stop, molto più agevole da utilizzare e meno prono alle dominanti blu.

Tutti questi filtri vanno poi utilizzati con creatività e sensibilità dal fotografo, secondo la sua vena creativa, magari montandoli a rovescio.

Dove comprare?
Sicuramente in Inghilterra, dove vengono prodotti i Lee e dove si trovano più facilmente. C’è più di un negozio online che ho sperimentato direttamente: si equivalgono tutti come affidabilità, occhio solo al prezzo migliore, considerando sempre che i tempi di consegna sono sempre piuttosto lunghi (6-8 settimane l’ultimo acquisto che ho fatto) e che qualcuno ha i prezzi IVA compresa, qualcuno l’aggiunge dopo.

Ecco i venditori che ho provato io:

Morco
Teamwork
Robert White

Oggi c’è finalmente anche qualche rivenditore italiano:
Fotocolombo
Attualfoto Trieste
DCS Italia

Tramonto a Skye © Luigino Snidero

Tramonto a Skye © Luigino Snidero

Il Trioplan è una lente “vintage” molto di moda, prodotta da Meyer Goerlitz (Germania Est) negli anni ’60. E’ un semplice tripletto che tutto aperto diventa molto particolare, pittorico, nello sfocato, a diaframma più chiuso diventa via via un normale 100mm.
E’ piuttosto morbido e restituisce colori saturi ed a volte non esattamente corrispondenti, ma spesso dona alle immagini una magia tutta sua, particolare, rendendo le immagini spesso sognanti ed evocative.
Comunque in postproduzione c’è da lavorarci un pochino.

Qualcuno sostiene che la qualità migliore sia riservata alle versioni che hanno incisa una V rossa (indicherebbe il trattamento antiriflesso), ma in realtà non ci sono differenze apprezzabili.

La versione da acquistare è questa che vedete nell’immagine:

Meyer Goerlitz Trioplan 100mm f/2.8

Meyer Goerlitz Trioplan 100mm f/2.8

Ne esistono anche alcuni rari esemplari in nero, ma si trovano a prezzi esorbitanti.

La versione nera, ma zebrata, ha meno lamelle (8). Costa di meno, ma lo sfocato, al chiudere del diaframma, perde “poesia” anche se, a diaframma tutto aperto, le immagini prodotte da tutte le versioni a mio parere sono indistinguibili.

Va usato in genere con un tubo di prolunga in quanto in Canon tocca lo specchio della fotocamera.

Esiste con attacco M42 ed Exakta, quindi è necessario l’acquisto di un apposito anello di raccordo che si trova facilmente da Lolli, su Ebay o Amazon. Esistono anche adattamenti con attacco Leica a prezzi esorbitanti.

Nel 2010 si trovava facilmente attorno ai 60 euro. Oggi è molto di moda e non è raro pagarlo 600 euro ed oltre.

E’ diventato di moda da quando alcuni grandi fotografi hanno cominciato ad utilizzarlo.

Cito solo:
Sandra Bartocha

Altre immagini QUI

Per la cronaca, il mio primo Trioplan, versione exakta, l’ho pagato 335 $ il 4/6/2012 su ebay.

Ora, a distanza di quasi 100 anni dalla creazione del primo tripletto con schema Trioplan, Meyer-Optik-Görlitz annuncia il ritorno del suo famosissimo 100mm f/2.8. La lente, basata sui disegni originali, sarà costruita con tecniche moderne. Garantito il famosissimo bokeh!
Sarà presto disponibile. Per info: http://www.meyer-optik-goerlitz.de/en/trioplan-f28-100mm/ :ciao: