Multivisioni in Piazza Grande
Circolo Fotografico Palmarino

Venerdì 1° luglio, ore 21:30
Piazza Grande, Palmanova

 

Il Circolo Fotografico Palmarino, in collaborazione con il Comune di Palmanova,  presenta una rassegna delle sue più belle multivisioni, per la prima volta all’aperto in Piazza Grande:

 

Friuli Venezia Giulia Lanscapes

(i più bei paesaggi della nostra splendida Regione visti dai Soci del Circolo)

Sistiana © Matteo Bordignon

Sistiana © Matteo Bordignon

Matajur

(una prima visione assoluta, immagini di Carlo Gallone)

Matajur © Carlo Gallone

Matajur © Carlo Gallone

 

Cromoterapia

(la coloratissima Burano, vista dagli amici di Fotoclub Obiettivo Burano e dai soci del CFP)

Burano © Luigino Snidero

Burano © Luigino Snidero

Inspired by Iceland

(l’Islanda attraverso gli occhi di Marco Manzini, Stefano Rossi, Daniele Favret, Yan Bertoni e Paolo Vercesi)

Iceland © Stefano Rossi

Iceland © Stefano Rossi

Palma A.D. 1615

(4 anni di rievocazioni in Palmanova attraverso le immagini dei Soci del Circolo).

Rievocando... © Luigino Snidero

Rievocando… © Luigino Snidero

Ingresso libero

 

Rafael Rojas

Rafael Rojas

Il grande fotografo naturalista e paesaggista Rafael Rojas, Hasselblad Master 2014, sarà per la prima volta in Italia a Palmanova sabato 26 Novembre, dalle 17:30, ospite del Circolo Fotografico Palmarino.

Rafael Rojas presenterà al pubblico del Teatro Gustavo Modena le sue immagini più belle ed in particolare quelle contenute nel suo ultimo libro, “Timeless”, con straordinarie immagini di un’iconica e splendida Venezia in bianco e nero e stampa fine art.
Rafael Rojas ci mostrerà e racconterà come la fotografia di paesaggio possa diventare una forma creativa di espressione artistica individuale. Affronterà, con esempi concreti e con le sue immagini più belle, i diversi aspetti del processo fotografico, mettendo a confronto il paesaggio esteriore con quello interiore.

Classic Edition Timeless Timeless © Rafael Rojas

Classic Edition Timeless Timeless © Rafael Rojas

Nella presentazione e interazione con il pubblico sarà affiancato da un’interprete. L’evento è gratuito, ma è caldamente consigliato prenotare anticipatamente il posto online.
Per informazioni al riguardo scrivere a cfpalmarino@gmail.com

 

© Rafael Rojas

 

 

Rafael Rojas è un artista il cui lavoro fotografico si concentra spesso su concetti quali il tempo, la decadenza ed il cambiamento, l’interazione tra l’uomo e la natura e le sue conseguenze sull’equilibrio ambientale, l’energia latente nel paesaggio e la caducità dell’esistenza .
Rafael si sforza di rinchiudere concetti, emozioni e spiritualità dentro le sue opere .

Rafael si dedica oggi al ruolo di Direttore di “Essential Seeing“, una scuola Svizzera dedicata all’insegnamento della fotografia come strumento creativo per l’espressione personale che utilizza come strumenti didattici ebooks, video e la frequentazione di workshops fotografici.
Assieme alla moglie Anca, organizza viaggi fotografici immersivi in alcuni dei posti più magnetici e ricchi d’ispirazione al mondo.
È stato fondatore di  Whytake.net, a lungo la più importante ed esclusiva comunità online di fotografi naturalisti al mondo.

 

Symmetry by the sea © Rafael Rojas

Symmetry by the sea © Rafael Rojas

 

Premi

2014   Master Hasselblad

2013   Photolucida Critical Mass – Finalist

2013   International Photography Awards IPA – First Prize

2013   International Photography Awards IPA – Third Prize

2013   International Photography Awards IPA – 3 Honorable Mentions

2013   Px3 Prix de la Photographie de Paris – Category winner

2013   Px3 Prix de la Photographie de Paris – Third Prize

2013   Px3 Prix de la Photographie de Paris – 2 Honorable Mentions

2013   Masters Cup Color Awards – 3rd prize

2012   International Photography Awards IPA – 2 First Prizes

2012   International Photography Awards IPA – 2 Second Prizes

2012   International Photography Awards IPA – Third Prize

2012   International Photography Awards IPA – 3 Honorable Mentions

2012   Px3 People’s Choice Awards – Gold & Silver Medal

2012   Px3 Prix de la Photographie de Paris – Bronze Medal

2012   Px3 Prix de la Photographie de Paris – Honorable Mention

2012   Panoramic Photographer of the Year – Silver Award

2012   Memorial Maria Luisa Awards – First Prize

2011   International Photography Awards IPA – First Prize

2011   International Photography Awards IPA – Second Prize

2011   International Photography Awards IPA – 4 Honorable Mentions

2011   Trierenberg Super Circuit – Gold Medal

2010   International Photography Awards IPA – First Prize

2010   International Photography Awards IPA – Second Prize

2010   International Photography Awards IPA – 2 Honorable Mentions

2010   Memorial Maria Luisa Awards – First Prize

2010   ICP Awards – 3 Honorable Mentions

 

Soft shores © Rafael Rojas

Soft shores © Rafael Rojas

 

Mostre

2014   MontPhoto FEST, Girona, Spain

2014   Photokina 2014, Köln, Germany

2014   Confrontations Gessiennes, France

2014   Casa de Cultura Portalea, Eibar, Spain

2013   Chillon Castle, Montreux, Switzerland

2013   Gallery Metropolis 7, Geneva, Switzerland

2013   Gallery Espace Dupon, Paris, France

2013   Fundación Barraquer, Barcelona, Spain

2013   Voies Off Rencontres d’Arles, France

2013   Caja Castilla La Mancha, Albacete, Spain

2013   Palacio de Revillagigedo, Gijón, Spain

2012   Gallery “Bolena”, Dijon, France

2012   Centro biodiversidad Torre Madariaga, Vizcaya, Spain

2010   Smithsonian Museum, Washington, USA

2010   Burke Museum, Seattle, USA

 

Hebridean stripes © Rafael Rojas

Hebridean stripes © Rafael Rojas

 

Pubblicazioni – Libri

2015   “Timeless”, Rafael Rojas Edition

2011   “Natura”, Editions Altus

2010   “Bouts de Planète”, Editions Altus

 

Seracs © Rafael Rojas

Seracs © Rafael Rojas

 

Venerdì 27 Maggio, presso la sala riunioni del Palmanova Outlet Village, gentilmente concessa, sono stati nostri ospiti gli amici del Fotoclub Obiettivo Burano.

 

Obiettivo Burano

Gli amici di Obiettivo Burano

 

Come solito, il nostro Paolo Vercesi ha intervistato i nostri ospiti, rivolgendosi al Presidente di Obiettivo Burano, Alessandro Tagliapietra:

 

PV: Come è nato Obiettivo Burano.

 

AT: E’ nato grazie a passione e fatalità. Uscendo con la macchina fotografica vedevo altre persone interessate, come me, a saperne di più: “anch’io fotografo”. A Burano non c’è nulla, proviamo a vedere se uscendo un po’ assieme riusciamo a costruire qualcosa… nient’altro, tutto qui. Siamo ancora una realtà giovane, con una ventina di soci, facciamo due/tre mostre fotografiche all’anno, ogni anno abbiamo qualche iscritto nuovo, facciamo un corso di fotografia di base per fotografi in erba che vogliono imparare. Ogni volta che allestiamo una mostra inseriamo anche le fotografie dei più giovani e anche stasera abbiamo portato qualche immagine di ragazzi che hanno appena finito il corso di fotografia. Andiamo avanti così, con calma, perché nelle isole si va avanti così, con calma, senza fretta.

 

PV: Con la vostra isola che rapporto avete?

 

AT: Penso di amore e odio, come un po’ tutti: non è facile vivere nelle isole, ma io amo Burano. E non sono di Burano, io sono di un’altra isola, Murano dove si fa il vetro. Sposandomi con una ragazza di Burano, mi sono trasferito “di là”, ma con piacere. L’isola è colorata, si vede anche dalla scelta delle magliette che indossiamo stasera, ci piace vivere nel colore. Ci sono molti pro e contro nel vivere a Burano: siamo 2700 abitanti, ci sono sempre meno negozi di quartiere. Bisogna spostarsi per acquistare quello che serve per vivere, i generi di prima necessità si trovano, ma già per il vestiario bisogna prendere la barca. Al contrario di voi, ci si sposta sempre a piedi, le anche e le ginocchia, sono un po’malmesse… Ma questo è il mio pensiero, gli altri avranno altre idee, ma di queste cose non parliamo mai, quando ci troviamo parliamo di fotografia.

Questa è la nostra prima volta che presentiamo nostre multivisioni: ci abbiamo provato. Questa sera vedrete il montaggio in audiovisivo di due mostre fotografiche che abbiamo realizzato, una a colori, Burano di notte “Burano bai nait”, come diciamo noi, ed una in bianco e nero sulle tradizioni e sui mestieri antichi di Burano, come il pescatore, mestieri che non sono più come una volta. Sono foto preparate per venire stampate e viste espostein una mostra, ma mi sembra che il risultato sia comunque buono.

 

[Viene proiettata “Burano bai nait”]

Buran bai nait

Buran bai nait

 

AT (rivolto al pubblico): Qualche domanda su Burano di notte?

 

Alberto Monte: Il campanile…

 

AT: Sì è storto, non è un effetto ottico.

 

AM: Perché è storto?

 

AT: Mah, se non ricordo male, la basilica era più piccolina ed anche il campanile più basso, quindi le fondamenta erano per un carico minore, poi hanno ampliato la basilica ed alzato il campanile e un po’ alla volta quello si è inclinato.
Come avete visto dalle foto anche a Burano abbiamo l’acqua alta e qualche volta abbiamo anche la neve e ne approfittiamo per uscire per cogliere queste occasioni. Qualche foto di quelle che avete appena visto può avere anche 7-10 anni. A volte le foto dei ragazzi più giovani risultano più interessanti di quelle di noi più esperti.

 

Dal pubblico: come mai la scelta di non fotografare persone?

 

AT: A Burano di notte non ci sono persone.

 

[risate]

 

AT: Siamo in 2700 di giorno, di notte non c’è mai in giro nessuno.

Andiamo avanti, passiamo al bianco e nero.

 

[Viene proiettata “Imparada l’arte, tenemosea da parte“]

Imparada l'arte...tenemosea da parte

Imparada l’arte…tenemosea da parte

 

AT: Domande? Il bianco e nero, Burano…

 

Dal pubblico: Chi è stato fotografato si è rivisto?

 

AT: Sì, con quelle foto abbiamo fatto una mostra fotografica. Vivendo in una piccola isola, lavoriamo per i suoi abitanti, che si fanno riprendere volentieri e che vengono poi a vedersi. Alcuni soggetti, come i cuochi sono delle vere e proprie icone dell’isola. Il risotto è particolare, abbiamo proposto tante immagini ma non è facile fare il risotto in quel modo, vale la pena venire ad assaggiarlo.

 

Luigino Snidero: Alessandro, ora devi presentare il tuo lavoro…

 

AT: Il prossimo video raccoglie solo fotografie mie che ho raccolto in questi anni, tra le mie isole, vedrete Venezia, Burano e la laguna. Le immagine sono già comparse su Social e forum: spero vi piacciano.

 

[Viene proiettata “Frames” di Alessandro Tagliapietra]

Frames (frammenti della mia quotidianità)

Frames (frammenti della mia quotidianità)

 

AT: Qualche domanda sulla laguna? Volete venirci? Vi portiamo. Grazie!

 

LS: Non è finita, Alessandro, ti ricordi come ci siamo conosciuti? 

 

AT: Non mi ricordo più.

 

LS: E’ successo così, quando abbiamo fatto il primo forum del CFP, sul mio sito avevo parcheggiato una versione di prova del forum su cui non c’era mai nessun che serviva solo per fare prove. Nel frattempo era partito il sito ufficiale… poi un giorno per caso sono entrato nel forum di prova e ci trovo un messaggio di due/tre mesi prima: “Ma in questo forum non c’è nessuno?” ed era di Alessandro. Così ci siamo conosciuti e ci frequentiamo da diversi anni ormai, un po’ a Burano, un po’ qua ed in occasione dell’ultima visita del CFP a Burano, lo scorso aprile, ci siamo detti: perché non facciamo qualcosa assieme? E così nasce la prossima multivisione, con qualche foto di Obiettivo Burano, qualche foto del CFP e le musiche di Baldassare Galuppi, musicista di Burano. 

S’intitola Chromoterapia, perché Burano è un luogo ideale per riposarsi e rilassarsi, l’isola è deserta fino alle 10 del mattino, poi arrivano i turisti e poi ridiventa deserta dopo le 5 del pomeriggio. Si gira benissimo è di una pace e relax totali, si sta veramente bene.

 

[Viene proiettata “Cromoterapia”]

Cromoterapia

 

LS: credo sia stata una bellissima serata e merita veramente visitare Burano. Gli amici di Burano, Gianni, Maurizio, Massimo, Diego, Claudio, Paola e Alessandro, sono sempre disponibili, gentili ed accoglienti con noi e li salutiamo con un applauso caloroso.

 

 

Grazie a:

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per l’ospitalità!

Il occasione dell’evento più importante dell’anno per la Città Stellata, la partenza di tappa del Giro d’Italia, il CFP ha avuto l’opportunità di disporre di un importante spazio espositivo: la loggia in Piazza Grande.

In quel bellissimo ambiente, abbiamo quindi allestito l’anteprima della nostra mostra “Naturalmente FVG” e, nell’antistante porticato, giovedì 19 maggio sera, durante la grande festa del Giro, abbiamo proiettato alcune delle nostre più belle multivisioni.

Questo breve articolo è solo per dire un grandissimo grazie all’Amministrazione Comunale, che ha creduto in noi e ci ha ospitati nel suo spazio migliore, a tutti i numerosissimi visitatori della nostra mostra, ai fotografi che hanno messo a disposizione i loro scatti più belli, alle Officine Grafiche Visentin, che li hanno stampati in modo stupendo, a tutti i Soci che hanno allestito, presidiato e smontato la mostra. Per noi è stata una grande festa di fotografia, ancora grazie davvero di cuore a tutti!

Ora la mostra riposerà fino a settembre, quando sarà ospitata al BioPhotoFestival Internazionale di Budoia. A ottobre invece verrà allestita presso la Festa d’autunno a Feletto Umberto. Poi ci saranno ancora 2 location splendide, ma per ora sono ancora top secret!

 

Si decide come ordinare le foto

Si decide come ordinare le foto

Si prendono le misure

Si prendono le misure

Un soddisfatto sguardo d'assieme

Un soddisfatto sguardo d’assieme

 

Marco pianta i primi chiodi

Marco pianta i primi chiodi

Come le mettiamo?

Come le mettiamo?

Discussioni tecniche e raddrizzamento linee

Discussioni tecniche e raddrizzamento linee

Ancora discussioni tecniche...

Ancora discussioni tecniche…

Un angolo della mostra

Un angolo della mostra

Un angolo della mostra

Un angolo della mostra

Preparativi per le proiezioni

Preparativi per le proiezioni

Giovedì 19, mostra aperta!

Giovedì 19, mostra aperta!

E anche le affissioni sono a posto

E anche le affissioni sono a posto

Luigino con il vicesindaco, Adriana Danielis

Luigino con il vicesindaco, Adriana Danielis

Un momento della proiezione di FVG Landscapes

Un momento della proiezione di FVG Landscapes

Gigi in ...maglia rosa

Gigi in …maglia rosa

Tutti con il cappellino del Giro!

Tutti con il cappellino del Giro!

Il Giro è partito, si smonta...

Il Giro è partito, si smonta…

Oggi il Circolo Fotografico Palmarino compie  41 anni!
E’ doveroso un breve excursus, non esaustivo, sulle principali attività svolte nell’ultimo quinquennio dal CFP ed in corso nel 2016 e ringraziare tutti i Soci ed il Direttivo per l’intenso ed appassionato lavoro svolto.
Un grazie particolare anche a tutti i nostri, tantissimi, ospiti, che ci hanno onorato della loro presenza e delle loro splendide immagini in questi bellissimi anni!

 

Quinquennio 2011 – 2016

 

Dati generali:

Iscritti: mediamente 90 Soci/anno.

Corsi di fotografia/fotoritocco ogni anno: totale circa 300 partecipanti nel quinquennio, 85 nel solo 2016 (corso già tenuto tra gennaio ed aprile).

Dal corso 2016 di Manzano

Dal corso 2016 di Manzano

 

 

CFP aderisce alla FIAF, Federazione Italiana Associazioni Fotografiche.

CFP collabora con Proloco Manzano.

CFP collabora con Centro Salute Mentale di Palmanova (serate, corsi mirati di fotografia).

CFP collabora con Accademia Nuova Esperienza Teatrale di Palmanova.

CFP collabora con Nova Ludica per eventi “Cosplay”.

CFP ha un proprio forum di discussione online con 720 iscritti (www.cfpalmarino.com).

CFP ha un proprio blog per la pubblicazione di interviste, recensioni, articoli tecnici… (www.cfpalmarino.it).

Charity: CRO Aviano: euro 1000, Avos onlus: 800 kg di cibo in scatola.

800 Kg di viveri da CFP ad Agos

800 Kg di viveri da CFP ad Agos

 

Riunioni: ogni lunedì, con pianificazione, media presenze in sede 25 persone, con punte di 50.

Cena Sociale: ogni anno, a gennaio.

Da gennaio 2016, mensilmente: Autofocus, incontro con l’autore (al PAOV, 80/100 persone as appuntamento).

Dal 2016: grande grigliata estiva CFP.

 

Attività quinquennio:

Settembre 2011: corso di Still life con il fotografo Gabriele De Nardo (al Circolo).

Novembre 2011: gita a Modena, mostra Ansel Adams (40 partecipanti).

Gennaio 2012: serata con il fotosub campione italiano Michele Davino (al PAOV)

Maggio 2012, workshop fotografico ai Monti Sibillini.

Ottobre 2012: “Dolomiti Friulane, le voci del silenzio” libro e multivisione di Luciano Gaudenzio (al PAOV).

Ottobre 2012:  “Pensieri d’inverno” (Panfili e Lombardi, al PAOV)

Novembre 2012: serata con il multivisionario Carlo De Agnoi (al PAOV).

Febbraio 2013: presentazione del libro “Oasi” (Cattaruzzi, al PAOV).

Marzo 2013: corso di multivisione con Carlo De Agnoi.

Maggio 2013: serata CFP  “ Ísland – storie d’acqua e sul ghiaccio” al PAOV.

Settembre 2013: serata CFP in collaborazione con  Centro Culturale Settetorri di Tavagnacco e patrocinio del Comune (‘auditorium Feletto Umberto).

Ottobre 2013: mostra collettiva alla “Festa d’autunno” a Feletto Umberto.

Novembre 2013: corso di orientamento con APRD nordic walking di Buttrio .

Novembre 2013: presentazione del libro “M’ama non m’ama” (De Agnoi, al PAOV).

Novembre 2013: “ARCTOS.01” – Gli orsi di Nico Zaramella (al PAOV).

Maggio 2014: mostra collettiva CFP all’Aeroporto FVG di Ronchi dei Legionari.

Novembre 2014: “Fra sassi, terra e acqua” (con Sergio Vaccher, PAOV).

Novembre 2014: “30” (con Andrea Pozzi, PAOV).

Novembre 2014: “Cansiglio, le musiche silenti della foresta” (con Paolo Toffoli, PAOV).

Marzo 2015: presentazione del libro “Splendida natura del Nord America” (Bartoloni, PAOV).

Marzo 2015: serata CFP al fotoclub “El Bragosso” a Caorle.

Maggio 2015: serata di multivisioni CFP al PAOV.

Maggio 2015: seminario Canon al PAOV.

David Noton al Ristori - by Federico Indri

David Noton al Ristori – by Federico Indri

David Noton al Ristori - by Federico Indri

David Noton al Ristori – by Federico Indri

Paolo ed Ema al mixer al Ristori

Paolo ed Ema al mixer al Ristori

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Maggio 2015: “Chasing the light roadshow” con il fotografo internazionale David Noton (sold out teatro Ristori).

Settembre 2015: serata di multivisioni CFP (Aula magna scuola Piccoli, Cividale).

Novembre 2015: “La natura ai piedi del Grappa” (con Valter Binotto, al PAOV).

Novembre 2015: “Viaggio in Dolomiti” (con Marco Dian, al PAOV).

Novembre 2015: presentazione del libro “Splendida natura d’Africa” (Bartoloni, PAOV).

Febbraio 2016: presentazione libro “Carnia, scrigno di emozioni” (Bano e Da Pozzo, Abbazia Rosazzo).

Marzo 2016: ospiti del 15° Diaponatura a San Donà di Piave.

Aprile 2016: serata CFP a Burano (Venezia).

Aprile 2016: workshop a Burano (Venezia).

Aprile 2016: presentazione libro “Terra d’Africa” (De Monte e Morgante, Abbazia di Rosazzo).

Maggio 2016: “Fotografi in GIRO” mostra collettiva e multivisioni sotto la Loggia in Piazza a Palmanova.

Maggio 2016: serata di multivisioni CFP a Muzzana in occasione del Festival fotografico dell’oasi di Marano Lagunare.

Settembre 2016: mostra “Naturalmente FVG” e stand in occasione del 3° contest internazionele BioPhotoFestival a Budoia.

Ottobre 2016: mostra alla “Festa d’autunno” a Feletto Umberto.

Ottobre 2016: serata CFP a Mestre, ospiti di Effemme (Fotoamatori Mestrini).

Novembre 2016: grande evento con fotografo internazionale Rafael Rojas (teatro Modena).

 

 

David e Wendy Noton con Andrea

David e Wendy Noton con Andrea

David e Wendy Noton con Elena

David e Wendy Noton con Elena

David Noton con Luigino

David Noton con Luigino

David Noton con Marco

David Noton con Marco

David Noton con Stefano

David Noton con Stefano

David e Wendy Noton con Rossana

David e Wendy Noton con Rossana

Lee Filters ha presentato qualche giorno fa la sua nuova App per iPhone: si chiama LEE Stopper e la potete trovare nell’App Store. La versione per Android è data come “coming soon”.

Schermata App Store Lee Stopper

Schermata App Store Lee Stopper

 

Lo scopo della App è aiutare il fotografo a calcolare correttamente i tempi di esposizione con i filtri ND del produttore Inglese.

L’utilizzo è di una semplicità disarmante, tuttavia Lee ha messo online un pratico video tutorial.

 

 

L’App permette di impostare la tabella dei valori per i filtri Little, Big e Super Stopper: in base al tempo di esposizione letto senza il filtro, restituirà automaticamente il tempo corretto di esposizione con il filtro montato.

L’indicazione ricevuta è ovviamente matematicamente corretta, ma è sempre opportuno fare qualche prova e verifica per essere certi di portare a casa il miglior scatto possibile.

Schermata App Lee Stopper

Schermata App Lee Stopper

 

L’app è gratuita.

Qui potete leggere il nostro articolo sull’acquisto ed utilizzo dei filtri Lee.

 

 

 

Tair 11A 135mm f/2.8

Tair 11A 135mm f/2.8

Questo obiettivo è di provenienza sovietica; prodotto a partire dal 1955 con attacco prima M39 (con verniciatura metallizzata) poi M42 (con verniciatura  nera) è facilmente utilizzabile, tramite apposito adattatore, con le più recenti reflex digitali o fotocamere mirrorless.

Il Tair 11A 135mm è rimasto in produzione fino alla metà degli anni 90. Grazie ad un’apertura massima di f/2.8 (selezionabile tramite apposita ghiera) ed ad un diaframma a venti  lamelle è in grado di isolare il soggetto in maniera molto buona, creando un buon effetto di tridimensionalità, e lo sfocato, in particolare, risulta essere molto cremoso.

 

tair-11a01_7

Personalmente lo utilizzo spesso in macrofotografia in quanto dona un effetto molto poetico; ottimo il suo utilizzo come obiettivo da ritratto (135mm).
La messa  fuoco, ovviamente manuale, è particolarmente facile grazie  alla ghiera molto fluida che garantisce un’ottima regolazione; la distanza minima di messa a fuoco è di 1,2 metri, quindo sui soggetti particolarmente ravvicinati è necessario utilizzare uno o più tubi di prolunga.
Con questa lente scatto spesso a mano libera in quanto è molto maneggevole, grazie ad un peso relativamente contenuto (600 grammi).
La dotazione di serie originale prevede un set di  filtri colorati con diametro di 55 mm., eredità di quando la fotografia era ancora in bianco e nero.
L’obiettivo ha un paraluce integrato estraibile.
Esistono altre versioni della lente, meno diffuse: il Tair-11T tropicalizzato per fotografia aerea ed il Tair-11-2 con una lunghezza focale di 133 mm.

By Muggian

Alcuni scatti realizzati con il Tair 11A
© Marco Gon

© Marco Gon

© Marco Gon

© Marco Gon

© Marco Gon

© Marco Gon

 

 

Lo scorso 18 Aprile, presso la sala riunioni del Palmanova Outlet Village, è stata protagonista del terzo Autofocus la fotografa Anne Mäenurm, affermata fotografa naturalista di origini estoni.

© Anne Mäenurm

Anne Mäenurm © Luciano Gaudenzio

 

Come ormai consuetidine di tutti gli incontri del CFP, la visione delle immagini di Anne è stata scandita dall’intervista realizzata da Paolo Vercesi e dalle domande del Pubblico.

Luigino presenta la serata © Matteo Bordignon

Luigino presenta la serata © Matteo Bordignon

Ecco uno stralcio dell’intervista:

Paolo intervista Anne © Matteo Bordignon

Paolo intervista Anne © Matteo Bordignon

Paolo Vercesi: Buonasera Anne e buonasera al nostro pubblico. Ci fa molto piacere averti tra noi stasera e, per prima cosa, vogliamo sapere come stai.

Anne Mäenurm: Credo abbastanza bene (ride, ndr).

PV: Che effetto ti fa stasera seduta da questa parte della sala, tu che qualche anno fa qui hai seguito il corso del CFP?

AM: Mi fa sudare (risate, ndr)

Paolo intervista Anne © Matteo Bordignon

Paolo e Anne © Matteo Bordignon

 

PV: Non capita spesso di trovare una donna fotografa, come è nata la tua passione per la fotografia?

AM: E’ una passione che ho sempre avuto fin da piccola, quando usavo le fotocamere di mia mamma. Non ero molto brava e scattavo fotografie a tutto quello che vedevo. Più avanti sono arrivata in Italia, mi sono innamorata delle sue montagne ed ho voluto approfondire la mia tecnica e la mia conoscenza. Poi ho trovato il CFP dove ho avuto modo di fare il mio primo corso.

PV: Che soggetti prediligi?

AM: In assoluto montagne e natura.

PV: E’ quindi tempo di vedere “Le montagne attraverso i tuoi occhi”, di Anne!

(proiezione multivisione "Le montagne attraverso i miei occhi")
© Anne Mäenurm

© Anne Mäenurm

PV: Complimenti Anne, e grazie per averci portato delle foto così belle e realizzate con una gran tecnica. Che suggerimenti ti senti di dare a chi è ancora alle prime armi?

AM: Seguire gli altri fotografi, fare qualche workshop, confrontarsi sempre con altri.

PV: Dalle immagini viste traspare una predilezione per l’inverno, è la tua stagione preferita?

AM: Sì esatto.

PV: Cosa ti piace in particolare dell’inverno?

AM: Il bianco pulito, il freddo… se vedo che sta nevicando esco subito di casa a fotografare.

© Anne Mäenurm

© Anne Mäenurm

PV: I luoghi preferiti sono le montagne, qualche posto che ami particolarmente?

AM: Le montagne italiane mi piacciono indistintamente, le farei tutte da nord a sud. Basta che siano montagne.

PV: Sei originaria dell’Estonia, come sei capitata qua in Friuli?

AM: Per il marito… (risate, ndr)

© Anne Mäenurm

© Anne Mäenurm

PV: Hai nostalgia del tuo Paese?

AM: Si tanta, mi manca soprattutto l’inverno in Estonia, perché sono otto anni che ritorno casa solo per l’estate. Mi manca molto l’inverno nel mio Paese.

PV: Le immagini che vediamo tra poco sono estive o invernali?

AM: Dell’estate, purtroppo…

© Anne Mäenurm

© Anne Mäenurm

(visione e commento delle immagini dell'Estonia)

PV: Grazie di nuovo, da queste immagini e dai racconti traspare tutto il tuo amore per la natura… sono più i sacrifici oppure le soddisfazioni?

AM: Indubbiamente le soddisfazioni.

PV: C’è qualche soddisfazione particolare che ci vuoi raccontare, qualche foto per te speciale?

AM: Devo ancora farla!

PV: Abbiamo tempo per qualche domanda dal pubblico.

Il folto pubblico presente © Matteo Bordignon

Il folto pubblico presente © Matteo Bordignon

(pubblico) Che temperatura c’è d’estate in Estonia?

AM: Circa 25 gradi in agosto, in giugno, luglio da 15 a 25 gradi.

(pubblico) Con tutte quelle paludi non avete zanzare?

AM: E’ pieno, pienissimo!

(pubblico) Ci spieghi come hai fatto le foto “mezze” subacque?

AM: Utilizzando una custodia semi-subacquea, una specie di sacca. Non è facile da usare perché devi scattare alla cieca, sperando che il fuoco e l’inquadratura siano corretti. Alla fine su 200 foto ne tieni una o due, bisogna provare molto. Non sono ancora riuscita a fare le foto che volevo, adesso l’approfondimento fotografico dei laghi alpini è un po’ la mia missione.

(pubblico) Che attrezzatura usi?

AM: Un solo corpo macchina, 70-200, 300, 24-70, 85 e Trioplan, il grandangolo l’ho venduto ma lo ricomprerò.

(pubblico) Ci sono gli orsi in Estonia?

Il folto pubblico presente © Matteo Bordignon

Il folto pubblico presente © Matteo Bordignon

AM: Sì certo, abbiamo tanti orsi e linci perché l’Estonia è quasi disabitata. Se si vuole vedere le linci il periodo migliore va da dicembre a marzo, perché escono dal bosco quando c’è molta neve ed è più facile vederle. Per le alci invece bisogna uscire la mattina molto presto quando sono fuori dai boschi. 

(pubblico) D’inverno i luoghi che hai fotografato in Estonia sono facili da raggiungere?

AM: E’ meglio avere un fuoristrada 4×4, ma anche d’estate non sono facili da raggiungere perché prima di arrivare bisogna attraversare qualche chilometro di bosco. Poi d’inverno le temperature vanno dai -35° di febbraio ai -27° di gennaio, ma non è un freddo umido come qua, è molto più sopportabile.

(pubblico) Quando organizzi un viaggio in Estonia?

AM: Mi conosci, lo sai che non sono una organizzatrice, io seguo. Tu organizzi e io vengo come aiutante (ride, ndr).

PV: Cosa ci proponi adesso?

AM: Foche dell’Inghilterra, da Donna Nook.

© Anne Mäenurm

© Anne Mäenurm

(visione e commento immagini delle fote di Donna Nook)

PV: Grazie Anne per averci portato anche queste foto così emozionanti.

AM: Grazie per avermi invitato e grazie a tutto il pubblico presente!

Roberto consegna un omaggio floreale all'ospite del CFP

Roberto consegna un omaggio floreale all’ospite del CFP

 

Anne dice di sè:

Sono un’amante della fotografia di natura e di paesaggio, con base nel Nord Est d’Italia (Friuli-Venezia-Giulia).
Sono nata e cresciuta in Estonia Settentrionale.

Per me la fotografia non è solo un hobby, è diventata un modo per dare equilibrio alla mia vita.

Preferisco fotografare la natura e stare all’aperto mi fa sentire più vicina alle radici della vita.

In costante ricerca di quegli attimi fugaci di magia che trasformano il nostro mondo in qualcosa di meraviglioso. Nelle mie immagini mi sforzo di cogliere le atmosfere, le sensazioni e la meraviglia che la natura evoca in noi.

Alcuni dei miei lavori sono stati pubblicati in varie riviste nazionali ed internazionali.

Dal 2013 sono membro dell’AFNI (Associazione Fotografi Naturalisti Italiani).

© Anne Mäenurm

© Anne Mäenurm

 

Grazie a:

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per l’ospitalità!

Il 15 gennaio 2016 è stata presentata in Italia la nuova fotocamera professionale del sistema Fuji: dopo 4 anni di onorata carriera, la X-Pro 2 ha sostituito la X-Pro 1, prima mirrorless della serie X, un sistema divenuto in questi anni sempre più completo e ricco di eccellenti ottiche.

FUJI X-PRO 2

FUJI X-PRO 2

Un piccolo riepilogo delle caratteristiche tecniche:

  • Sensore da 24MP X-Trans CMOS III (formato APS-C).
  • 273 punti di messa a fuoco di cui 77 a rilevamento di fase.
  • Mirino ibrido, 36M-dot OLED ed ottico.
  • Sensibilità ISO 200-12800 espandibile fino a 100-51200.
  • Velocità otturatore fino a 1/8000 (1/32000 con otturatore elettronico).
  • Simulazione di varie pellicole di casa Fuji, con introduzione della nuova Acros (un ottimo BN).
  • Doppia slot per memory card SD.
  • Video recording in Full HD a 60fps.

 

L’X-Pro2 ha un affascinante fascino retrò (ricorda le vecchie Leica a pellicola) e linee essenziali e pulite, si impugna con facilità e sicurezza.
Anche per chi ha mani grandi, tutto è a facilmente e velocemente configurabile.

FUJI X-PRO 2 TOP

FUJI X-PRO 2 TOP

Venendo da X-E2 e X-T1, la caratteristica che immediatamente e favorevolmente mi ha colpito è il nuovo joystick per il punto AF a portata di pollice sul retro, che consente la gestione della messa a fuoco automatica, che conta su 273 punti di messa a fuoco, di cui 77 a rilevamento di fase (l’impostazione che uso io, 273 sono decisamente troppi nella stragrande maggioranza dei casi).

Fuji avrebbe dovuto pensarci prima: il joystick è comodissimo e di impressionante velocità!

FUJI X-PRO 2 BACK

FUJI X-PRO 2 BACK

Altra novità è il mirino ibrido, ovvero la possibilità di scegliere mediante una comoda levetta a fianco dell’obiettivo tra la soluzione ottica e quella elettronica. La prima permette di monitorare quello che accade anche attorno all’inquadratura vera e propria, ed è molto comoda in situazioni dinamiche (foto street, per esempio).

FUJI X-PRO 2 VIEWFINDER

FUJI X-PRO 2 VIEWFINDER

Il mirino elettronico è eccellente, in linea con quello della X-T1, con alta risoluzione ed elevato refresh rate. Tutte le info si possono mettere a mirino ed avere la situazione completamente sotto occhio.

 

I dati tecnici completi si possono trovare con facilità in rete.

 

Quello che vorrei trasmettervi sono le mie impressioni d’uso.

Ho avuto modo di utilizzare l’X-Pro 2 qualche giorno fa sulla splendida e coloratissima isola di Burano. L’ho affiancata al nuovo 90mm f/2, ottica notevole ed incisissima già a tutta apertura, probabilmente ad oggi la migliore di tutto l’ampio corredo Fuji.

FUJI X-PRO 2 + 90MM F/2

FUJI X-PRO 2 + 90MM F/2

L’X-Pro 2 pesa molto meno di una reflex, le lenti Fuji, pur dando impressione di grande robustezza e qualità, doti che confermo, sono molto leggere. Con un corredo Fuji si può fotografare tutto il giorno senza affaticarsi e senza trasportare sulla schiena i chili e chili di un equivalente corredo reflex. Certo, la reflex è ancora insostituibile per alcune tipologie di scatti (paesaggio, sport, animali), ma per foto street e reportage l’X-Pro 2 con le sue lenti è assolutamente fantastica.

Non ho esplorato le caratteristiche video della fotocamera, quindi non mi pronuncio al riguardo, anche se ritengo che non sia una fotocamera con particolari vocazioni cinematografiche.

 

Vediamo quindi a quali sono i sui pregi, senza trascurare quelli che ritengo essere i suoi difetti.

 

Pregi:

  • Qualità dell’immagine eccellente, sia scattando direttamente in jpg, ma soprattutto scattando in formato raw. I raw sono molto buoni, dettagliati e lavorabilissimi. Ottima la gamma dinamica.
  • Tenuta degli ISO ottima fino a 1600 (oltre questo valore non scatto comunque praticamente mai).
  • Mirino ibrido fantastico.
  • Buon AF, reattivo e superiore a quello della X-T1 in velocità e precisione.
  • Il già citato joystick per la scelta del punto di messa a fuoco, velocissimo e comodissimo.
  • Il doppio slot, che permette di scattare i raw su una SD ed i jpg sull’altra, oppure di fare il Backup automatico o infine di scattare in continuità da una scheda all’altra.
  • Design retrò molto accattivante e gradevole.
  • Correzione dell’esposizione fino a +/- 3 EV (estendibile a 5).

 

Difetti:

  • Il sistema “pull-up” di settaggio degli ISO sollevando la ghiera dei tempi di scatto non è particolarmente comodo.
  • La durata della batteria è inferiore a quella delle altre serie X, che già non eccellevano in questo. Non è un grosso difetto, basta mettersi in tasca una batteria di scorta.
  • La rotellina della correzione diottrica si sposta facilmente mettendo la macchina in borsa.
  • Qualche pastosità nella resa del fogliame e di altre trame in lontananza, ma non è certo quello paesaggistico il campo di riferimento per questa fotocamera.
  • Il costo, un po’ troppo elevato, ma calerà rapidamente.

 

Conclusioni:

L’X-Pro 2, in un corpo compatto il giusto, cioè non troppo piccolo, né troppo grande, racchiude caratteristiche tecniche da fotocamera professionale.
Le immagini che escono dal nuovo sensore sono ricche di dettaglio e rappresentano in modo corretto i colori reali della scena ripresa. È il terminale di un sistema completo e di grande qualità, perfetto per immagini street e di reportage ed ogni volta che si voglia uscire senza portarsi dietro il peso di un corredo reflex, ma si voglia portare a casa comunque immagini di grande qualità.

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Burano Abstract © Luigino Snidero

Burano Abstract © Luigino Snidero

Il 9 aprile, ospiti del Circolo Fotografico Palmarino e di Proloco Manzano, Jacqueline De Monte e Valentino Morgante ci hanno presentato, nella suggestiva cornice dell’Abbazia di Rosazzo, il loro splendido libro fotografico “Terra d’Africa”.

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Come al solito, i fotografi sono stati intervistati dal nostro Paolo Vercesi:

 

Jacqueline De Monte

Jacqueline De Monte

Valentino Morgante (e Daniele Marson)

Valentino Morgante (e l’editore Daniele Marson)

Paolo Vercesi

Paolo Vercesi

 

 

 

 

 

 

 

Paolo Vercesi: Buonasera Jacqueline, buonasera Valentino e buonasera Daniele (Daniele Marson editore ndr)

Da un po’ di tempo è nostra abitudine intervistare gli ospiti delle nostre serate, siete pronti?

 

Jacqueline De Monte: Siamo pronti!

 

PV: Incominciamo dalla prima domanda, una di quelle facili, siete entrambi di origini friulane ma Jacqueline è nata a Parigi mentre Valentino è nato in Malawi, come vi siete incontrati? Come si sono incrociate le vostre vite?

 

Valentino Morgante: A questa domanda preferisco lasciar rispondere Jacqueline…

 

JDM: Innanzitutto mio papà e mia mamma sono di Artegna, il papà e la mamma di Valentino sono di Tarcento e ci siamo incontrati a metà strada. Tra Tarcento e, diciamo, Artegna, durante una sua vacanza. Ci siamo accorti di avere qualcosa in comune, cioè guardare le montagne, ma arrivare con lo sguardo ben oltre le montagne. Lui mi affascinava con i suoi racconti, che per me erano incredibili… mi parlava dei leoni, che da ragazzino teneva un serpente nel taschino, di grandi foreste… per me, che vivevo a Tarcento, erano racconti molto coinvolgenti. È  da lì, tra un racconto e l’altro, che è nata la mia voglia di vedere l’Africa.

 

VM: Era una semplice strategia di conquista… (risate, ndr)

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Un momento dell’intervista

PV: La passione per la fotografia, invece, com’è nata?

 

VM: Beh, io ho sempre avuto la passione per la fotografia fin da bambino in Africa. Tutto è partito quando i miei genitori mi hanno regalato una piccola compatta a pellicola, si parla di davvero tanto tempo fa, e da lì, tra animali e paesaggi, mi sono appassionato. In particolare, della fotografia, mi affascina il movimento. Quando sono tornato in Italia ho collaborato con un’agenzia di Bologna che seguiva le automobili da corsa e ogni settimana ero in trasferta per fotografare le gare. Ma la passione vera era per la natura. E dopo un paio di viaggi assieme in Africa, ho coinvolto anche Jacqueline in questa passione.

 

PV: la decisione di trasferirvi in Africa com’è arrivata?

 

JDM: certamente per una donna staccarsi da tutte le sicurezze che può dare un paese come l’Italia, con una casa, i genitori, un lavoro… è difficile decidere e partire, ma Valentino aveva veramente un grandissimo mal d’Africa. Chiuso dentro il suo ufficio sembrava un leone che  girava in tondo nervoso e che sperava che la gabbia si aprisse. Solo io avevo la chiave. Ho aperto la gabbia e siamo partiti.

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Un momento dell’intervista

PV: quindi per voi l’Africa era più di un posto dove andare a lavorare.

 

VM: sì, è il posto dove ci piace vivere e dove vogliamo condividere il nostro stile di vita con le persone che vengono da noi. Questa è diventata la nostra missione.

 

PV: Raccontateci qualcosa di più del vostro lavoro. Siete guide certificate dell’NATH, Namibiam Academy for Tourism and Hospitality, come ci siete arrivati?

 

VM: come in tutte le professioni bisogna studiare ed imparare. Per ottenere una licenza occorre frequentare dei corsi, in questo caso dell’ente del turismo della Namibia. Flora, fauna, geologia, astronomia, tutto ciò che aiuta a conoscere l’ambiente… abbiamo imparato tante cose da poter condividere con gli altri. E continuiamo a seguire nuovi corsi per aggiornarci e per rinfrescare le conoscenze.

 

JDM: L’ultimo corso l’abbiamo fatto in Botswana, ed è stato uno dei corsi per guide naturalistiche più difficili in assoluto.

 

PV: Il vostro lavoro come si svolge?

 

VM: Abbiamo iniziato facendo da guida naturalistica per le varie agenzie, poi pian piano abbiamo iniziato ad organizzare da soli i nostri viaggi. Li organizziamo per piccoli gruppi, quindi sono viaggi personalizzati, per coppie, per appassionati di natura e fotografia. Noi organizziamo tutto il pacchetto ed in genere facciamo anche da guide e da accompagnatori.

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© De Monte Morgante

JDM: …cercando sempre di coinvolgere tutti con la nostra conoscenza e la nostra passione per quei posti. L’Africa non è solamente da vedere ma anche da conoscere. Infatti chi non ci va con una guida specializzata ed appassionata si ferma alla conchiglia, noi cerchiamo di far vedere la perla che c’è dentro la conchiglia. Questo è il nostro obiettivo.

 

PV: Prima ci parlavate di leoni, di serpenti e di situazioni che a noi sembrano pericolose. L’Africa è pericolosa o no?

 

VM: L’Africa è come una grande metropoli, prendiamo ad esempio Milano, ci sono zone pericolose, ma la maggior parte di Milano non è pericolosa, l’Africa è proprio così. Ci sono dei posti pericolosi e quello che vi succede viene amplificato dai media, ma ci sono comunque zone dell’Africa tranquille e sicure, come quelle dove ci troviamo e lavoriamo noi e dove troviamo sempre una serenità ed una tranquillità incredibili.

 

PV: Vi è capitata qualche avventura da raccontare?

 

VM: A novembre eravamo in Botswana, nel 2015 c’è stata una grandissima siccità nell’Africa australe, con una totale mancanza d’acqua. Ci trovavamo nella regione del Savuti, un’area dove gli anni prima c’era acqua e dove vivono gli ippopotami. Abbiamo trovato un ippopotamo molto disidratato vicino ad una pozza asciutta, edad un certo punto ci ha caricati di brutto. Sono riuscito appena in tempo ad inserire la marcia e partire, me lo sono trovato a 50cm. L’impatto sarebbe stato come uno sconto con un’automobile di 2 tonnellate.
Altre volte nei campeggi abbiamo avuto i leoni a farci “visita”, tante volte abbiamo visto le cariche degli elefanti. Con l’esperienza si impara a leggere e capire le situazioni, ed un tempo fuggivamo via molto prima.

© De Monte Morgante

© De Monte Morgante

JDM: …infatti l’ultima volta gli elefanti del Damaraland erano così vicini che un giovane di circa 12 anni ha “annusato” l’automobile e con la zanna ha spinto un pochino e la carrozzeria ne porta ancora i segni.

 

VM: In generale direi che non ci è mai successo di trovarci in situazioni di vero pericolo… forse l’unica volta in cui mi sono trovato in pericolo è facendo canoa nel fiume Zambesi in mezzo agli ippopotami. L’ippopotamo è l’animale che causa più morti in Africa, perché pur essendo un erbivoro è molto territoriale.

 

PV: Questa sera siamo qua per presentare il vostro libro che vanta una prefazione di Alberto Angela, paleontologo, divulgatore, scrittore, giornalista e conduttore di trasmissioni televisive, come nasce questa prefazione?

Un momento della serata

Un momento della serata

JDM: Ho accompagnato Alberto per la RAI per tre volte, e questo ci ha dato la possibilità di conoscerci. Alberto  ritiene che il viaggio che ha fatto con me in Namibia sia stato il suo più bello in Africa proprio perché sono riuscita a trasmettergli la conoscenza e la passione che ho per l’Africa e per la natura. Di conseguenza anche nel suo quarto viaggio, che ha voluto fare privatamente con famiglia e amici, ha voluto trasmettere ai figli le stesse emozioni che aveva provato. In qualche modo è stato come se Alberto Angela avesse avuto il desiderio di ricambiare quello che aveva ricevuto. Forse è stata lui la persona che più ci ha spinti a realizzare il libro, aveva visto queste fotografie e ci ha detto che meritavano di venire pubblicate.

 

PV: Questo libro raccoglie fotografie scattate nell’arco di ben 20 anni. Se non arrivava Alberto Angela avreste pubblicato lo stesso il libro, oppure avreste aspettato ancora un po’?

 

VM: Penso che i tempi fossero maturi, o adesso o mai più! Quando abbiamo cominciato a scattare, si utilizzavano ancora le diapositive ed ad un certo punto ci siamo fermati per diversi anni. Il digitale in qualche modo è stato la nostra salvezza e ci ha spinti a ritornare a fotografare.

 

(proiezione della multivisione "Terra d'Africa")

 

PV: Nella vostra multivisione “Terra d’Africa” quante foto analogiche avete usato?

 

VM: Sono molto poche le foto scansionate dalle diapositive, forse un 5%.

 

(pubblico): Qual è stata la foto più difficile che avete realizzato durante la vostra carriera di fotografi?

 

VM: La foto più difficile la dobbiamo ancora scattare, proprio perché è veramente difficile… il mio sogno è sempre quello di fotografare due grandi elefanti maschi in combattimento.

 

(pubblico): c’è una foto che vi ha fatto dire: “accidenti ce l’ho fatta!”

 

VM: Ci sono tante foto che che quando torni a casa e le riguardi ti fanno dire “WOW”!
La mia grande passione, come ormai avrete capito, sono gli elefanti ed i leoni. E credo siano proprio loro gli animali che mi hanno dato più soddisfazioni.

 

Daniele Marson: Forse la foto più diffile è quella che abbiamo raccontato anche nel libro…

 

VM: …sì, volevamo fotografare il passaggio degli elefanti da una prospettiva diversa. Quindi abbiamo deciso di piazzare una macchina fotografica nella zona di passaggio e di telecomandarla. Gli elefanti generalmente usano dei sentieri specifici, e così siamo riusciti a fare alcune foto con il telecomando, un paio abbastanza belle. Solo che ad un certo punto una famiglia di 6-7 elefanti ha visto la macchina fotografica e non gli è piaciuta… la matriarca l’ha puntata e le ha dato un calcio facendo volare via tutto quanto. È stato incredibile vedere una tale violenza ed aggressività verso una cosa così minuscolo al loro confronto. Forse hanno sentito l’odore, l’adrenalina dell’uomo o qualcosa sulla macchina e che solo loro possono sentire. Alla fine siamo comunque riusciti a recuperare la macchina e scaricare le foto. Aggiungo che abbiamo continuato ad usare quella stessa macchina per altri due anni!

 

JDM: …ma non l’obiettivo!

 

VM: La salvezza della macchina è stata l’obiettivo che si è staccato dalla macchina ed ha attratto gli elefanti. C’era tanto rumore e tanta polvere, è stata veramente una scena pazzesca.

 

(pubblico): Quel paesaggio desolati con quegli alberi secchi…

© De Monte Morgante

© De Monte Morgante

JDM: Gli alberi nel lago bianco sono nell’area “Dead Valley” detta anche “bacino morto”, si pensa che quegli alberi siano morti 700 anni fa, ma sono ancora in piedi.

 

VM: Sono di un legno molto duro e resistente.

 

JDM: Nel deserto ci sono pochissimi batteri e gli alberi non si decompongono.

 

(pubblico): Le foto non sono state fatte tutte dalla jeep?

 

VM: Quando siamo fuori da soli valutiamo sempre la situazione e talvolta ci piace scendere a livello del terreno, ma sempre mantenendo la distanza di sicurezza.

 

(pubblico): Il periodo migliore per venire in Namibia?

 

VM: Sicuramente da maggio a dicembre, ma non è detto che non sia bello anche il periodo delle piogge, ma è sicuramente più a rischio per la pioggia e gli animali si vedono un po’ di meno.

 

(pubblico): Dove avvengono le fioriture che abbiamo visto nel filmato?

 

VM: Quelle fioriture avvengono in una zona particolare del Sudafrica, a sud della Namibia, a nord-ovest di Città del Capo, particolarmente piovosa d’inverno, quindi in primavera ed in estate c’è questa famosa fioritura, chiamata fioritura del Namaqualand.

 

PV: In sala c’è un gran numero di fotografi, ci raccontate qualcosa di tecnico, cosa c’è nella vostra borsa, che strumenti usate, cosa non lasciate mai a casa.

© De Monte Morgante

© De Monte Morgante

VM: Abbiamo tre corpi macchina, non so se si può dire la marca, portiamo sempre un grandangolo 17-40, lo zoom 70-200/2.8, il nuovo 100-400 della …Canon (risate, ndr) …che funziona benissimo, poi il 300/2.8, mentre altri obiettivi più costosi, quando servono si possono trovare in affitto.

 

JDM: Poi non mancano mai il treppiede, il telecomando ed il timer per fare i timelapse che avete visto nella multivisione.

 

VM: Non si può fare a meno di un coprimacchina per tener fuori la polvere: dove viviamo noi in Namibia è pieno di polvere e bisogna sempre stare molto attenti in special modo durante il cambio obiettivi.

JDM: Basta un soffio di vento e viene fuori anche polvere che non vedi.

 

DM: Con la pulizia del sensore come fate?

 

VM: Portiamo via due o tre corpi macchina proprio per cercare di cambiare obiettivo il meno possibile. Poi quando veniamo in Italia oppure quando andiamo a Città del Capo ci sono dei centri che fanno la pulizia dei sensori. Ormai abbiamo imparato una buona tecnica e cambiamo obiettivo solamente quando ci sono delle scene veramente importanti o drammatiche ed il problema della polvere passa in secondo piano. Altrimenti cerchiamo di evitare di farlo.

 

PV: A parte l’attrezzatura fotografica cosa serve per venire a fotografare in Africa? Cosa bisogna portarsi da casa?

 

JDM: Il cuore. Il cuore aperto, non aspettarsi mai nulla, non darsi degli obiettivi, altrimenti c’è il rischio di rimanere delusi. È meglio essere aperti a quello che l’Africa e la natura ci regaleranno in quei momenti.

 

VM: Poi di base con una buona reflex e con una buona compatta si possono portare a casa dei buoni risultati: Poi di fatto si può utilizzare di tutto, dal grandangolo al 300mm.

 

(pubblico): In questi venti anni di fotografie immagino che i cambiamenti siano stati grandi come da noi. I paesaggi sono rimasti gli stessi o sono cambiati?

VM: Devo dire che certi posti sono rimasti sempre uguali, altri invece sono cambiati, soprattutto nelle zone più popolate. Ma dove ci sono gli animali e nei parchi i paesaggi non sono poi cambiati di tanto. Magari ci sono più visitatori, ma a parte quello il resto è rimasto inalterato, equesta è una grossa fortuna.

© De Monte Morgante

© De Monte Morgante

(pubblico): ci sono grossi problemi di bracconaggio anche in Namibia?

 

VM: La Namibia da questo punto di vista è fortunata perché la popolazione non è numerosa ed i controlli sono molto buoni, come del resto in Botswana, però purtroppo negli ultimi 5 anni anche in Namibia c’è stato un certo aumento del bracconaggio. In precedenza direi ceh era invece tutto sotto controllo

 

JDM: …quasi inesistente, poi si è scatenato a macchia d’olio

 

VM: Per fortuna sembra che ultimamente le cose stiano migliorando di nuovo.

 

JDM: Le autorità coinvolgono anche noi guide nel contrasto al bracconaggio.

 

(una bambina del pubblico): è difficile venire in Africa?

 

VM: Quando ci siamo trasferiti in Namibia, abbiamo portato nostra figlia di 12 anni che non sapeva una parola di inglese, ma si è trovata benissimo ed è rimasta in Africa. Se riesci a trovare il posto giusto, l’Africa è assolutamente avvincente.

 

JDM: Tutti quegli animali sono belli da vedere per i bambini. La Namibia ed il Botswana stanno orientando la loro ospitalità sempre più verso le famiglie perché vedono che i bambini rispondono molto bene al richiamo dei luoghi. è assolutamente un viaggio fattibile anche per i bambini. Abbiamo avuto nei nostri viaggi bambini dai 5 anni in su. Ci sono alcune aree del Botswana in cui raccomandano un’età superiore ai 10 anni, perché è un’area dove bisogna avere qualche attenzione in più.

 

PV: Facciamo un piccolo passo indietro… mi riaggancio all’introduzione di Gastone Piasentin (presidente della pro loco di Manzano, ndr): la fotografia può avere un ruolo, può aiutare a fermare la guerra e le altre distruzioni?

 

VM: Questa è la nostra speranza! La fotografia può documentare quanto è bello quello che rischiamo di perdere e quindi penso proprio di sì.

 

JDM: L’educazione alla conoscenza è la soluzione a tutti i problemi, dal bracconaggio alla conservazione in tutti i sensi e di tutto il pianeta.

 

PV: Abbiamo visto nelle vostre immagini tanti luoghi, tanti paesaggi e tanti animali. Se una persona potesse andare in Africa una sola volta nella vita, che itinerario suggerireste?

 

JDM: è impossibile rispondere, è come chiedere cosa visitare in Italia… in Africa dove le distanze sono molto più grandi, non sarebbe possibile visitare i gorilla, le dune di Sossusvalley e le cascate Vittoria in una volta sola.

 

VM: Suggerirei comunque di visitare la Namibia per prima.

 

(pubblico): Con che veicoli vi muovete?

 

VM: In Namibia ci si muove anche con dei pulmini o con dei 4×4 con doppio serbatoio e doppia ruota di scorta. Però, a parte certe zone montane, in Namibia è possibile muoversi anche senza 4×4. In Botswana, invece, è assolutamente indispensabile il 4×4.

 

(pubblico): Come mai tra quelle che abbiamo visto non avete inserito le bellissime foto della popolazione degli Himba?

© De Monte Morgante

© De Monte Morgante

VM: Perché abbiamo scelto di mantenerci sulla natura, magari la prossima volta…

 

(pubblico): Guardando la copertina di libro, l’Africa mi sembra un cuore, lei come descriverebbe il suo mal d’Africa.

 

JDM: Il mio mal d’Africa è molto particolare e credo interessante. Durante i miei primi anni in Africa non “soffrivo” assolutamente il mal d’Africa. Anzi ho trovato talmente dura la vita dell’emigrante, con molti lati negativi e pochi positivi, che all’inizio il mal d’Africa non ce l’avevo proprio. Un giorno però ho rischiato di non poterci andare più ed è stato in quel momento che ho capito che l’Africa mi mancava. E questo è accaduto solo dopo una decina d’anni che vivevo in Africa.

 

(pubblico): I tour che proponete hanno base fissa o proponete degli spostamenti lungo degli itinerari.

VM: Molte volte ci si ferma in strutture o lodge, ma in un tour di 14 giorni si fanno anche 4000Km e in zone remote dove non ci sono strutture si allestiscono i campi tendati.

 

(pubblico): Chi fa da mangiare, in quelle situazioni?

 

VM: Mi! (risate, ndr) …è bellissimo fare il fuoco nel campo, e quando non sono recintati ci sono scimmie, sciacalli, iene, leoni, elefanti e bisogna tenere tutto il cibo fuori dalla tenda. Ho visto filmati di elefanti in Botswana che hanno distrutto una tenda alla ricerca di mele e arance.

 

(pubblico): Siete armati?

 

VM: No, assolutamente no, siamo armati solo del nostro animo.

 

JDM: Diciamo che quello che conta è la nostra l’esperienza: dopo tanti anni si riesce a percepire quali sono le distanze a cui tenersi dagli animali e si rimane a distanza di sicurezza per sé stessi e per gli animali.

 

PV: Quando tornate in Friuli portate solo le fotografie o anche le macchine fotografiche?

 

VM: Purtroppo solo le fotografie per questioni di spazio.

 

JDM: Quando torniamo in Africa sentiamo una grande mancanza del cibo friuliano e italiano, lo spazio di una macchina fotografia lo destiniamo ad un po’ di cibo, formaggio e salami.

 

PV: Quindi al campo si mangia il frico?

 

JDM: Può capitare che lo facciamo perfino con il ceddar (risate, ndr).

 

PV: Qualche progetto fotografico per il futuro?

 

VM: Di progetti ne abbiamo e vanno tutti avanti, ma nulla ancora di definito. Ci piacerebbe fare altre multivisioni ed una mostra con stampe di una certa dimensione.

 

JDM: Una fotografia in grande formato permette veramente di catapultarcisi dentro.

 

PV: Siamo purtroppo giunti a conclusione della serata…

 

JDM: Ringraziamo tutti voi singolarmente per essere stati presenti a questa serata e spero che siamo riusciti a regalarvi una parte di noi… (grandi applausi, ndr)

 

Il pubblico in sala

Il pubblico in sala

 

 

Terra d'Africa, Edizioni Marson

Terra d’Africa, Edizioni Marson

Alcune immagini di backstage dell'evento:
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Daniele Marson e Daniele Favret

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Paolone Vercesi alle prese con le domande dell’intervista

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Stefano Rossi e Marco Manzini

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Marco, Paolo, Danilo, Daniele e Ranieri

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Daniele, Marco e Stefano

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Daniele, Mauro, Luca, Federico e (seminascosto) Andrea

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Alvaro, Danilo, Ranieri, Ezio, Mary (seminascosta), Roberto, Paolo e Marco

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Jacqueline e Valentino firmano i libri

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Il Presidente della Proloco, Gastone Piasentin

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Il Vicesindaco di Manzano, Lucio Zamò

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Daniele Marson, concentratissimo