Per capirci, la citazione che si riferisce Lorenzo è quella famosa di A. Adams che “La fotografia è come una barzeletta…” e che io trovo un po’ superata e non più attuale. Anche se è vero che quando una fotografia è “Bella”(soggettivo) e anche “Buona” (oggettivo) non ci sono discorsi che tengono, ma la cosa è abbastanza difficile.
La foto che ho postato è un chiaro esempio di quello che voglio dire e che penso. E’ un ritratto di un signore anziano in una posa solenne, quasi da mezzo busto marmoreo, ma incredibilmente con gli occhi chiusi. A questo punto verrebbe da pensare che si tratti di uno “scarto”, quel signore è rimasto abbagliato per un attimo dalle luci del fotografo. Meglio provare un altro scatto. Poi leggendo i manuali della fotografia di ritratto, dicono tutti che gli occhi sono fondamentali, devono essere a fuoco, la sclera bianca, ecc. insomma un’immagine sbagliata. Attenzione però, se voi siete informati, conoscete attraverso l’autore, che quello è il ritratto di Jean Sibelius, celebre compositore di musica classica finlandese, ha scritto diverse sinfonie e musica di vario ordine. Molto prolifero per ispirazione compositiva fino ad una certa età, poi improvvisamente la sua vena si è esaurita completamente, al punto di non scrivere più uno spartito, niente, per molti decenni, fino alla morte. Si ritirò in campagna e condusse una vita solitaria, assieme alla moglie. Lontano da ogni mondanità si chiuse in se stesso. Quando Yousuf Karsh, uno dei più grandi fotografi ritrattisti di tutta la storia della fotografia, riusci a contattarlo gli fece diversi scatti, ma in ultimo scelse come quello più riuscito, e anche il più vero, questo con gli occhi chiusi. In effetti rappresenta molto la vita di Sibelius. Quegli occhi chiusi dicono tutto il suo spegnersi. Ecco come potete vedere, da uno scatto che se visto al volo o solo tecnicamente può apparire uno scarto, una foto non riuscita. Mentre dopo il racconto, a conoscenza della biografia di Sibelius, diventa una fotografia GENIALE. Cambia tutto.
Così anche le tue foto, Lorenzo, cambiano le loro caratteristiche prima e dopo aver raccontato la loro genesi. Quindi per concludere, se noi vediamo la fotografia come mezzo espressivo, secondo me è possibile spiegare, raccontare, descrivere attraverso una didascalia l’idea, l’intenzione dell’autore, questo aiuta e completa la comunicazione. Spero di essermi spiegato, quindi non dobbiamo avere paura di raccontare come è stata ideata, vissuta e che cosa ci riproponiamo attraverso essa, anche se è spiegata può essere bella lo stesso.