Intervista ad Alessandro Laporta – Autofocus # 2

Lo scorso 21 Marzo, presso la sala riunioni del Palmanova Outlet Village, è stato protagonista del secondo Autofocus Alessandro “FotoCesco” Laporta, affermato fotografo naturalista (e non solo!!!).

Come ormai consuetidine, la visione delle immagini di Alessandro Laporta è stata scandita dall’intervista realizzata da Paolo Vercesi e dalle domande del Pubblico.

Ecco uno stralcio dell’intervista:

 

Paolo Vercesi: Buonasera Alessandro, benvenuto ad Autofocus #2, tutto a posto?

Alessandro Laporta: Sì, tutto bene.

P: Età:

A: Quaranta… (strizza l’occhiolino) …quattro

P: Professione?

A: Fotografo professionista.

 

© Giovanni Contessa

Alex intervistato da Paolo Vercesi, immagine © Giovanni Contessa

 

P: Alessandro Laporta, fotografo figlio d’arte, fotografo di professione, fotografo per passione. Quando lavori fotografi, nel tempo libero fotografi, quando dormi?

A: Penso a cosa fotografare l’indomani.

 

P: Come trovi il tempo per tutte queste attività fotografiche?

A: E’ tutta una questione di organizzazione.

 

P: Hai respirato fotografia fin da piccolo… raccontaci come e quando è scoccata la scintilla che ha trasformato in lavoro questa grande passione.

A: Ho cambiato diversi hobby, finito di lavorare fotografavo molte cose, ho incominciato negli anni 80 fotografando i rally, corse in salita, facendo nuove conoscenze ho cercato di evolvermi fotografando soggetti sempre più particolari…

 

P: Lavoro o passione?

A: Dopo le 19.30, quando chiudo il negozio, diventa tutto passione. Non mi pongo nessuno obiettivo e non cerco alcun ritorno, stacco la spina e cerco qualcosa di interessante da mostrare.

 

P: Per quello che ci mostri ti conosciamo come fotografo naturalista, ma stasera cerchiamo di sorprendere il pubblico facendo vedere alcuni dei tuoi lavori più inaspettati. Con cosa cominciamo?

A: Direi con qualcosa di molto diverso, che nessuno si aspetta di vedere, ma non l’ho visto neppure io. So cosa ho dato a Luigino ma non ho ancora visto il risultato.

 

Viene proiettata la multivisione “Grooving shoots”, scatti effettuati a concerti in più di un decennio.

 

P: Quanta energia in questa multivisione… quanti scatti hai dato a Luigino e quanti concerti hai fotografato?

A: Questa sera avete visto solo una piccola selezione di fotografie di concerti dal 2004 fino ai primi mesi di quest’anno.

 

P: Ci racconti qualcosa dell’esperienza di fotografo di palco?

A: Ho incominciato a fotografare tra il pubblico, dove ho conosciuto molte persone che con il passare degli anni mi sono diventate amiche, qualcuno è qui stasera, e lo saluto. E’ stata un’esperienza molto bella e divertente che mi ha permesso di girare parecchio.

 

P: C’è anche qualche amicizia artistica?

A: C’era un gruppo in particolare con cui ero molto legato, ma adesso i suoi componenti hanno preso strade diverse. Il chitarrista in particolare mi ha donato i brani che hanno accompagnato la multivisione.

 

Dal pubblico: Le foto sono state scattate dal palco?

A: Sono state scattate un po’ dappertutto, dal palco, dal pubblico, da dietro le quinte, in studio di registrazione, girando assieme alle band…

Il pubblico dell'evento

Il pubblico dell’evento – Immagine © Giovanni Contessa

 

P: Qualche aneddoto su questi numerosi viaggi e concerti?

A: Aneddoti no, però ogni volta è stata un’avventura, partire la sera alla chiusura del negozio e ritornare alle 4-5 della mattina successiva mattina per riaprire il negozio alle 8.30… Non mi sono mai tirato indietro per la stanchezza, sono sempre partito alla rock’n roll, via si parte!

 

P: Accanto a questa natura dinamica ci sono le associazioni al CFP e all’AFNI: il tuo cuore è rivolto verso la fotografia naturalistica, è così?

A: Sì è così e stasera abbiamo qui anche il rappresentante della sezione friulana dell’AFNI, Giacomo Menta, poi con la conoscenza di Luigino e con i primi amici del Circolo pian piano è nata la passione per la fotografia naturalistica.

 

P: Come si è evoluta questa passione?

A: Ho incominciato a fotografare animali all’isola della Cona, dove ho conosciuto altri fotografi. Oltre a questi, conoscevo già da prima altri appassionati, come Luciano Mattighello, che si è convertito da cacciatore a fotografo naturalista, e con lui è nata un’amicizia molto stretta. Conoscendo altri fotografi ho sempre cercato di progredire, sia nella qualità delle immagini che nella ricercatezza dei soggetti.

 

P: La foto naturalistica che ti ha dato più soddisfazioni?

A: Quella realizzata nel 2010, al Workshop con Luciano Gaudenzio, che è stata premiata al concorso di Asferico.

© Alessandro Laporta

© Alessandro Laporta

 

P: Quale, invece, deve ancora darti soddisfazioni?

A: Quelle che farò prossimamente.

 

P: Ci anticipi qualcosa?

A: Qualche foto di nuove specie, magari fotografate all’estero.

 

P: E se apriamo la tua borsa cosa troviamo dentro?

A: Di tutto… cerco di portami dietro tutto quello che serve, però c’è troppa roba. Anche stamattina, Marco “Lao” Zamò, che è uscito con me, mi ha dato una mano a portare qualcosa. Siccome non sai mai cosa puoi trovare porto via sempre tutto.

 

P: Quanti Kg?

A: Tra lo zaino, il 600mm, il capanno, etc. direi una ventina di Kg, cosa ne dici Marco?

Marco: Anche trenta…

 

P: E’ ora di vedere qualcosa di naturalistico e di molto goloso.

A: La maggior parte della sala credo stia aspettando questo.

 

P: E’ ora di “A casa di Yoghi”.

 

Viene proiettata la multivisione “A casa di Yoghi”, immagini del bosco e dei suoi abitanti.

 

© Alessandro Laporta

© Alessandro Laporta

 

P: Hai detto che ti piacerebbe girare di più all’estero, tutte queste foto dove sono state scattate?

A: Alcune sono state scattate in Germania (al Bayerischer Wald), altre sono state scattate in Slovenia, Austria e in Svizzera dove ho fotografato le nocciolaie in Engadina. La maggior parte però le ho scattate qui in Friuli.

 

P: Qualche racconto di questi viaggi?

A: Ce ne sono tanti di piccoli racconti… tante volte esci con un amico esperto, che suggerisce: “guarda che verranno da lì”… si posiziona di conseguenza il capanno e tutto il resto. Si attende il momento, al buio, in silenzio, quasi non si respira. Poi l’animale arriva dalla parte contraria, e siccome sei “capannato” non hai neppure la possibilità di girarti. Non resta che dire “E’ andata così, speriamo in meglio per la prossima volta”!

 

P: Quante volte va bene e quante volte va male?

A: L’importante è uscire! Ogni volta che va male ci metti sopra una croce. Più si esce e più si consumano le uscite “che possono andar male”, poi può sempre andar bene. Conta molto anche l’esperienza, ed a volte, anche se manca il soggetto principale, è sempre possibile trovare qualche altro spunto interessante.

 

P: Sia nelle foto di concerti, che in quelle di natura abbiamo notato una particolare attenzione per la composizione. Ci racconti qualcosa di più sul tuo modo di fotografare?

A: Mi interessano molto la composizione e la ricerca di sfondi particolari, il più possibile pittorici. Poi si porta a casa quello che si può, come nel caso degli orsi, quando c’era una nebbia talmente fitta che rendeva difficile anche il solo riconoscimento delle sagome all’interno del bosco.

 

P: Considerando le decine di migliaia di foto che scatti ogni anno, che rapporto hai con la postproduzione?

A: Dopo ogni uscita cerco di dare una prima scremata buttando via tutto quello che non è da tenere. Poi, siccome non ho molto tempo per le mie foto, queste spesso restano nell’HD fino a quando non mi servono per qualche motivo. L’importante è averle scattate e conservarle al sicuro.

 

Pubblico: Come ci si camuffa nella neve?

A: Le nocciolaie vengono vicino, non serve il capannno, basta una manciata di arachidi. Poi bisogna studiare lo sfondo ed il loro comportamento per cercare di portare a casa qualche scatto interessante.

© Alessandro Laporta

© Alessandro Laporta

 

Pubblico: Le foto degli orsi dove le hai fatte?

A: La maggior parte in Slovenia, la coppia in acqua delle ultime foto al Bayerischer Wald.

 

Pubblico: Usi tanto la regola dei terzi?

A: Sì, cerco sempre di usare una composizione non centrale, a meno che non sia obbligato.

© Giovanni Contessa

© Giovanni Contessa

Pubblico: Come fotografo sei molto bravo e spazi dai fiori agli animali, passando per il paesaggio, come riesci a mantenerti aggiornarto e competente su quello che fotografi?

A: Ho sempre molta curiosità verso le novità e cerco di conoscere prima i soggetti delle mie fotografie.

 

Pubblico: Dove hai fotografato i grifoni?

A: Sul monte Prat sopra Cornino, consiglio a tutti di andare a vederli perché è molto emozionante.

 

P: La natura di Alessando non si ferma ai fuori ed agli animali ma spazia anche sui paesaggi. Cosa in particolare?

A: questa volta mi sono concentrato sull’acqua, in movimento, ferma o addirittura ghiacciata.

 

Viene proiettata l’ultima multivisione “Waterflow”.

 

© Alessandro Laporta

© Alessandro Laporta

A: Forse non tutti sanno perché mi trovo qui questa sera… dovete sapere che mi trovo qui perché sono stato “nominato” da Marco “Lao” Zamò. Al momento della nomima, però, non avevo ancora alcun lavoro pronto, avevo delle idee ma non sapevo come concretizzarle: Ho incominciato quindi a selezionare immagini, fermandomi ad oltre 1100 foto in totale per le 3 multivisioni che avete visto e che anch’io stasera ho visto per la prima volta.

 

Marco “Lao” Zamò: Stamattina ti ho visto armeggiare con il 600mm senza alcuna difficoltà, alzi, punti e scatti… ma quando lo faccio io il soggetto non è mai inquadrato.

A: fortunatamente per i gli animali non sono un cacciatore… è tutta questione di esperienza e comunque con 1200mm (600 duplicato) comincio anch’io a cercare il soggetto, ma sono casi particolari.

 

P: Un suggerimento per chi aspira a diventare fotografo naturalista?

A: Nelle immagini cercate di trasmettere il vostro cuore, non andate a cercare la tecnica o a copiare gli altri. Cercate voi stessi, realizzando l’immagine che volete scattare. Non abbiate fretta di progredire, e non cercate “scorciatoie” con attrezzature costose.

 

P: Dove vai domani?

A: A lavorare (se riesco a ritornare a casa, perché mi si è accesa una spia sospetta nel cruscotto)

© Giovanni Contessa

© Giovanni Contessa

P: E dopo domani?

A: Devo consultare il meteo.

 

P: Un posto da consigliare?

A: L’isola della Cona se vi piace quel genere di fotografia. Oppure, se volete andare all’estero, andate al Bayerischer Wald.

 

Pubblico: Nelle foto di paesaggio ho visto dei posti che immagino sia lontani da raggiungere, resta un po’ di tempo per viverli oppure tutto il tempo è dedicato alla fotografia?

A: I paesaggi si vivono soprattutto in prima persona, al momento del sopralluogo, quando studio il luogo ed il percorso. Quando si parte per fotografare l’alba bisogna arrivare almeno 30-45 minuti prima e anche se qualche volta poi non si riesce a fare grandi foto, attendere l’alba in in certi luoghi regala sempre delle grandi emozioni.

 

Pubblico: Considerazione da moglie di appassionato… si vede che le tue fotografie sono fatte col cuore e siccome la fotografia è anche trasmissione di emozioni, devo dire che queste foto mi hanno veramente emozionata.

 

P: Gli appuntamenti di autofocus non finiscono qua, ed è arrivato il momento di svelare chi sarà il prossimo socio da mettere a fuoco che verrà a raccontarsi qui a giugno.

A: E’ una persona che non ha un grandissimo rapporto con la post-produzione – e lo vedo che si sta già disperando – ma è molto bravo a trasmettere emozioni con le fotogfrafie. Nomino Giacomo Luigi Menta, carissimo amico e compagno di merende, che a giugno ci mostrerà le foto dei suoi viaggi.

 

 

Si ringrazia

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per l’ospitalità