Autofocus # 8 – Intervista ad Alberto Fornasin, Gigi Gallone e Marco Gon

Lunedì 23 gennaio alle 20:30 si è svolta presso la sala riunioni del Palmanova Outlet Village, gentilmente concessa, l’edizione numero 8 di Autofocus.

L’appuntamento ha avuto per protagonisti i “Compagni di merende” Alberto Fornasin, Gigi Gallone e Marco Gon, esperti “macristi” del CFP,  che, come al solito, sono stati intervistati da Paolo Vercesi:

 

Paolo Vercesi: Incominciamo con Alberto, come al solito con le domande più semplici, età e professione?

Alberto Fornasin: 66 anni, pensionato.


Alberto Fornasin

PV: Ci racconti la tua storia fotografica?

AF: E’ successo tutto quando ho finito di lavorare e mi avevano regalato una macchina fotografica, poi mi sono iscritto all’UTE di Manzano e da lì ho avuto la fortuna di conoscere Gigi che mi ha trascinato dentro al Circolo Fotografico Palmarino. Poi, seguendo le sue orme, sono diventato un po’ appassionato della fotografia macro.

PV: Gigi come l’hai conosciuto, ti eri iscritto ad un corso di fotografia?

AF: Andando a fare camminate in gruppo, vedevo che c’era un personaggio che restava sempre in fondo e che si fermava per fare fotografie. Dopo un po’ gli ho chiesto cosa fa cosa non fa e così mi ha spiegato. Alla fine sono entrato in questo meccanismo [della fotografia macro ndr.] e adesso non riesco più a saltarne fuori.

[Risate]

PV: Quindi è tutta colpa di Gigi?

AF: Sì, è tutta colpa sua. Poi abbiamo avuto la fortuna di conoscere anche Marco e abbiamo formato un bel gruppetto.

PV: E da lì come sei arrivato a questa serata di Autofocus?

AF: In macchina…

[Risate]

AF: Il percorso è cominciato circa quattro anni fa con il corso di fotografia del Circolo Fotografia Palmarino e poi piano piano ho incominciato a postare le foto sul forum. Nessuno vuole mettere le foto sul forum per paura di sentirle, perché i migliori tendono a dare le dritte giuste che spesso e volentieri sembrano dei rimproveri ma in realtà non lo sono. Infatti postando le foto sul forum si migliora, fotografare e postare sono le cose fondamentali per cercare di crescere.

PV: Passiamo alla prima multivisione che s’intitola?

AF: Crocus e farfalle

[Proiezione multivisione “Crocus e farfalle” di Alberto Fornasin]

PV: Bravo Alberto, complimenti!

AF: Grazie.

PV: Domande dal pubblico?

Pubblico: Vorrei sapere che obiettivi hai usato?

AF: 180 macro

Pubblico: Solo quella?

AF: Di solito sì.

PV: Macro, foto di fiori, farfalle ed insetti non sono proprio il genere di fotografia più semplice in cui si può avventurare un principiante. Come mai hai scelto da subito questi soggetti?

AF: È stato un caso, seguendo sempre Gigi…

[Risate]

AF: …mi sono appassionato a questo tipo di foto. Forse è proprio il mio campo. Mi piace perché vai in giro nel bosco, dove non c’è nessuno, non c’è rumore di macchine, è bello, mi piace. Mi piace anche starmene disteso sopra il telo e sentire i rumori della natura.

DB: Sempre usando il cavalletto?

AF: Non sempre dipende dalle circostanze, con le farfalle sicuramente sì. Andando la mattina presto, all’alba, sono ancora tutte bagnate ed infreddolite e puoi fare quello che vuoi. A mano libera è un po’ più difficile, bisogna affidarsi all’autofocus, ma si riesce comunque a raggiungere lo scopo.

DB: Grazie.

PV: Una domanda che facciamo tante volte, occorre andare lontano?

AF: No, queste foto sono tutte fatte nella nostra zona, nel manzanese, cividalese, valli del Natisone e sul carso triestino.

PV: Ci racconti qualcosa in più sulla tecnica?

AF: La mia idea è quella di fotografare dipingendo, cioè stampare le foto sulla tela ed appenderle in casa come se fossero dei quadri.

PV: Quante ne hai stampate fino ad adesso?

AF: Per adesso ne ho stampate poche, una decina…

Luigino Snidero: Hai una casa grande mi pare.

[Risate]

AF: Vai con la prima…

[Proiezione e commento delle fotografie di Alberto Fornasin]

 

E’ la volta di Marco Gon…

PV: Benvenuto Marco.

Marco Gon: Grazie a tutti voi di essere qua.

PV: Marco Gon, sul forum?

MG: Muggian

PV: Incominciamo con le domande semplici, da quanto tempo non ti tagli la barba?

MG: Un anno ed un mese esattamente.

PV: Età e professione?

MG: 43 anni e lavoro presso una reception.


Marco Gon

PV: Ci racconti la tua storia fotografica? Come hai cominciato? Come sei arrivato alla macro?

MG: La passione per la fotografia l’ho sempre avuto, cinque o sei anni fa ho deciso di iscrivermi al circolo fotografico e fare il corso. In questo corso ho avuto la fortuna di conoscere Gigi e la passione è diventata una droga. Alla fine, abbiamo una passione che ci unisce, che ci lega tantissimo e siamo diventati grandi amici, mi hanno fatto conoscere molte piante che non conoscevo e abbiamo girato un po’ tutto il Friuli alla ricerca di queste piante.

PV: In cosa ti sei specializzato?

MG: Ho la passione per gli obiettivi vintage e mi piacere capire quali effetti possono dare con le reflex moderne. Ne ho diversi, ma quelli che uso più di frequente sono quattro che poi vi illustrerò.

PV: Domande per Marco?

MG: No eh!

PV: Ci sarà tempo dopo, vediamo prima la multivisione…

MG: Piccole grandi meraviglie

[Proiezione multivisione “Piccole grandi meraviglie” di Marco Gon]

PV: Bravo Marco.

MG: Grazie, grazie.

PV: Vediamo se c’è qualche coraggioso dal pubblico…

MG: Hanno già fatto tutte le domande ad Alberto.

PV: Eccone là uno

MG: Prego

Pubblico: Ci spieghi cosa sono gli obiettivi vintage?

MG: Iniziamo con gli esempi, le quattro lenti che mi porto quasi sempre via sono: il Meyer-Optik Görlitz Trioplan 100mm f/2,8  che crea quello sfondo cosiddetto a bolle di sapone, logicamente non le fa sempre, devono verificarsi certe condizioni di luce, tipo quando la luce diretta del sole è filtrata dagli alberi, dai cespugli oppure è riflessa dalla rugiada del mattino. Allora si ha una resa molto bella, il file che ne esce necessita di un po’ di post produzione perché l’obiettivo non è così nitido e bisogna lavorarci un pochino. Poi c’è l’Helios-40-2 85mm f/1,5, è sicuramente il più difficile da usare, soprattutto per la piccola profondità di campo e per la messa a fuoco che è piuttosto difficoltosa. Di buono c’è che ha questo effetto “swirly” a vortice che va a creare questo effetto tunnel. Poi c’è il Tair-11A 135mm f/2.8 che è quello che utilizzo più di frequente e che è sempre attaccato alla reflex, è un obiettivo piuttosto nitido anche confrontato con gli obiettivi macro moderni, è una bella lente che consiglio. E poi c’è il Fujifilm Fujinon 55mm f/2,2 che crea uno sfuocato un po’ graffiato, ottimo per le macro ambientate.

[Spiegazione degli obiettivi con proiezione di foto di esempio]

DB: Dove si trovano questi obiettivi?

MG: Costano. Bisogno trovare l’occasione giusta e l’obiettivo tenuto in maniera decente. Sono obiettivi usati, li ho comprati quasi tutti su eBay. Si attaccano alla reflex con anelli adattatori M42-EOS, consiglio di non prendere quelli con il chip di messa a fuoco perché costano di più e non valgono niente.

Pubblico: Ci sono degli obiettivi similari che costano un po’ di meno?

MG: Ne sto aspettando altri due da testare, quello che costa di meno è sicuramente il Fujinon, il Tair è stato venduto ieri su eBay a 60 euro, ma di solito viaggia sui 150. Il Trioplan viaggia sui 500-600 euro, da fermacarte è diventato di moda, può non piacere. Ho anche l’Helios 44-2 e il 44-M, sono facili da usare e hanno un costo molto accessibile. Sono obiettivi che costano e bisogna avere la fortuna di trovarli in condizioni decenti, senza muffe, senza polvere anche se con pochi euro di possono far pulire.

PV: Quanto pesa l’Helios 40?

MG: Pesa quasi 900g

PV: Altre domande?

Pubblico: Scatti quasi sempre con il live view?

MG: Gli insetti quasi sempre a mano libera perché si muovono, mentre se ho più tempo perché magari sto fotografando un’orchidea uso anche il live liew.

PV: Cavalletto?

MG: Ho il mio affezionato Gorillapod, il cavalletto snodabile che non pesa nulla e si abbassa fino al livello del terreno. L’ho provato anche con il 70-200.

AF: Io l’ho usato anche con il 180 macro.

Pubblico: Oppure usi il fazzoletto?

MG: Oppure il fazzoletto sì, io sono abbastanza preciso, pulisco tutto quando torno a casa, la macchina e l’obiettivo e non li appoggio quasi mai sul terreno. Se non ho niente ci metto il fazzoletto.

MB: Come gestite i tempi e gli ISO?

MG: Lavoriamo sempre in priorità di diaframma, lasciando decidere alla macchina i tempi e gli ISO. Anche in situazioni di vento, poi si vede come viene. Passo la parola al capo.

 

Chiude Gigi Gallone.

Gigi Gallone: Lanciamo la multivisione che poi vado a casa perché hanno già detto tutto.

PV: Ne hai accompagnati tanti sulla via delle macro, tu come ci sei arrivato?

GG: Ci sono arrivato un po’ da solo, ho sempre avuto la passione della fotografia fin da giovane, poi l’avevo abbandonata per vari motivi. Poi è stata colpa di mio figlio che ha voluto acquistare una macchina fotografica digitale. L’ho aiutato, poi si era rotto un pezzettino, “papà me la compri” che ne prendo un’altra? E comprai la macchina rotta, la macro era sempre il mio punto di riferimento. Il 105 Sigma è stato il mio primo obiettivo macro, così piano piano da solo, sul forum le ho solo sentite e dopo un po’ hanno incominciato ad apprezzare le mie foto macro. Poi ho conosciuto quei due lì (indica Alberto e Marco ndr.), Alberto l’ho tirato dentro al Circolo, Marco no perché si è tirato dentro da solo. Gli ho venduto il mio 105, la mia macchina fotografica, non quella rotta, la D90. Poi ho preso la D600, dopo la D610 insieme ad Alberto. Poi sono passato al 150 Sigma, mentre Alberto era passato dal 105 direttamente al 180 che poi ho preso anch’io. Il problema è che pesa 1,6 kg. Naturalmente uso il cavalletto, mettendo tutto in manuale. Per me la macro dev’essere ben studiata ed impostata e ogni scatto richiede molto tempo. Per soggetti molto piccoli, che sono vicini al terreno, spesso inverto l’asta del cavalletto e metto la macchina a livello del terreno. Se qualche volta non uso il cavalletto mi capita di portare a casa la macchina letteralmente infangata.

PV: Grazie per tutte le spiegazioni che mi hanno risparmiato un po’ di lavoro, possiamo partire con la multivisione.

GG: Infintamente piccoli, infinitamente grandi

[Proiezione multivisione “Infinitamente piccoli, infinitamente grandi” di Gigi Gallone]

PV: Bravo Gigi, nella prima metà abbiamo visto fiori…


Gigi Gallone

GG: …di orchidee spontanee, poi nella seconda parte ho messo anche altro per non mettere solo orchidee.

PV: Ci racconti dove e come si trovano le orchidee spontanee?

GG: Le orchidee che fotografo io e loro si trovano sempre nella nostra zona. Nel manzanese ce ne sono parecchie, così come lungo il Torre e il Natisone, sono zone molto vicine dove troviamo sia le prime che le ultime. Poi qualche volta si va a Osoppo, ma raramente, perché quello che c’è ad Osoppo c’è anche da noi.

AF: Castelmonte, Cimolais…

GG: A Cimolais ci sono le scarpette delle Madonna. L’unica orchidea montana che andiamo a fotografare noi tre, la troviamo a Cimolais, un altro posto è a Cave del Predil dove ce ne sono parecchie. Naturalmente crescono sempre, sempre, sempre negli stressi punti anno dopo anno.

Pubblico: Che differenza c’è tra il 105 ed il 180?

GG: Il 105 per un’APS-C va benissimo, passando su una full-frame è meglio il 150 o il 180. Comunque con il 105 hai meno sfuocato, con il 180 hai comunque uno sfuocato migliore

Pubblico: Gigi tu non usi obbiettivi vintage?

GG: In pratica no, ho il Fujinon 55mm che tengo sempre nella borsa ma che tiro fuori raramente. Lo uso in condizioni di sole con bagnato.

Pubblico: Ci sveli qualche piccolo segreto sulle farfalle?

GG: Le farfalle si vanno a fotografare al mattino presto, quindi si parte con il buio. Ormai conosciamo i posti e sappiamo dove andare. Poi ci vuole la fortuna di trovale, a volte si torna a casa a mani vuote, perché non ci sono. Ogni tipo di farfalla ha una sua stagione ed una sua zona. Per esempio di melanarge ce ne sono a decine che girano quando è la stagione giusta. Un altro buon momento è il tramonto, che per me è bellissimo.

Pubblico: Adesso dovresti dirci i posti però…

GG: Ma non serve, certe volte non so cosa fare, chiamo Alberto, “Sei libero?”, andiamo qua, andiamo là, stiamo via un’ora…

Marco Zamò: Bisogna essere in pensione…

[Risate]

GG: Quando andrai in pensione farai anche tu quello che faccio io.

MZ: Quando?

GG: Prima o poi ti tocca.

RB: Gigi fai anche tu più scatti sullo stesso fiore per poi unirli in post produzione?

GG: A volte sì, è raro, ma a volte sì. Con le farfalle di solito no, perché dev’essere a posto con un solo scatto. Lo stesso vale per i fiori, ma ci sono dei fiori che sono molto difficili da fotografare, per esempio le primula sono maledette per un macrista. Il fiore è molto lungo e molto basso sul terreno, in quel caso puoi fare più scatti la farfalla invece è piana. Adesso, speriamo, escono i crocus e si mette a fuoco solo il pistillo, il resto va fuori fuoco ed è bello così. A me non piace vedere un crocus in cui tutto è a fuoco, mi piace vedere lo sfuocato della lente.

Pubblico: Diaframmi?

GG: 2,8

Pubblico: Sempre 2,8?

GG: Quando c’è qualche fiore in cui ho bisogno di più profondità di campo, come la primula, chiudo un po’ verificando che lo sfondo rimanga ben sfuocato e di solito è molto difficile.

PV: Se non vi vengono in mente altre domande adesso, dopo ci sarà un altro round. Ci racconti di quella volta che avete dovuto prendere una bottiglia di vino per poter ritornare a casa?

GG: Una volta, una domenica sera mi pare, avevamo deciso di andare a fare un tramonto, che di solito non è nel nostro armamentario. Dove andiamo, dove non adiamo, decidiamo di andare verso Grado, all’altezza di Belvedere ci hanno che c’era un cimitero, un bel posto, con una vista sul mare, siamo andati, abbiamo fatto un po’ di strada in mezzo ai campi

AF: Aspetta, raccontala giusta, ci avevano detto di stare attenti perché ad una certa ora chiudevano.

GG: Io avevo visto quel benedetto cancello in mezzo ai  campi, ma era tutto arrugginito, tutto rotto, bah, figurati se vengono a chiudere il cancello. “Orario di chiusura alle 17.00” diceva il cartello. Siamo andati, non abbiamo fatto nessuna foto perché, come al solito, il tramonto faceva pena. Siamo stati lì un po’, torniamo indietro, alle 17.10 il cancello è chiuso.

[Risate]

GG: E non potevamo passare, abbiamo lasciato la macchina lì, con lo zaino in spalla, al freddo perché era inverno, abbiamo fatto un paio di chilometri a piedi fino al primo bar. Lì abbiamo chiamato Carlo, vieni a prenderci perché papà è rimasto chiuso dentro. Poi il signore, gentilissimo, del bar ha fatto un paio di telefonate e abbiamo scoperto chi aveva le chiavi del cancello, una perpetua di Belvedere. Siamo andati da questa qua, ne abbiamo sentita una per colore, “Son tutti che restano chiusi dentro là!”, “Siora è successo anche a noi, se vuol farci la cortesia ci apre se no torniamo domani”. La signora arrabbiatissima è ci ha accompagnato fino a là e ci ha aperto il portone. Alberto giustamente era contentissimo e disse “Siora, merita una bussada!”, “No, no, no!!!”.

[Risate]

GG: “Bon siora, almancul une butilje di vin”, “Ma che sedi un cabernet, ma di chel bon!”.

PV: Gli avete portato la bottiglia?

GG: Macché non ancora.

PV: Procediamo con le foto.

[Proiezione e commento delle foto di Gigi Gallone]

PV: Invito di nuovo tutti i Compagni di Merende. Qual è il prossimo progetto che avete in mente?

GG: Macro.

PV: Si fanno tutto l’anno?

GG: Sempre, tranne questo periodo qua di dicembre e gennaio.

PV: I prossimi soggetti quali sono?

GG: I bucaneve che stanno venendo fuori adesso, i crocus, poi i denti di cane, polmonaria, anemone. In quel periodo andiamo fuori tutti i giorni. Ma è bello eh!

DB: Io voglio fare i complimenti a tutti e tre che sono bravissimi.

[Applausi]

Pubblico: Usate qualcosa per l’illuminazione?

GG: Quasi mai, né flash né altro. Rarissime volte ho usato la pila, in condizioni di controluce molto forte. Poi quando c’è molta luce usiamo l’ombrello. Volendo si può usare anche un pannello riflettente ma è più difficile da usare.

PV: Abbiamo finito le domande, Alberto ha fame, facciamo ancora un applauso ai Compagni di Merende e ci rivediamo la prossima volta.