Villa Savorgnan, Lestans – dal 23/11 all’8/12

Donne a cui hanno strappato la voce. Donne in bilico tra passato e futuro, tra crudeltà e speranza. Donne aggrappate al presente attraverso una macchina fotografica.
“They took away our voice (so we will tell our story through pictures instead)” raccoglie oltre cinquanta scatti di donne che hanno frequentato la “Photography School” del campo profughi di Diavata (Grecia), nata nel nord della Grecia nel 2020 all’interno di Casa Base, il “safe space” creato dall’Ong “Quick Response Team” per la popolazione femminile del campo. Tutor in questo progetto è il friulano Mattia Bidoli.
“All’interno della struttura – spiega Bidoli – abbiamo creato un’aula di fotografia dove le ragazze e donne che vi partecipano possano sentirsi al sicuro e libere di esprimersi. Fotografare è un mezzo per creare una relazione, un mezzo per guardare agli altri e al mondo in modo personale, intimo, ti stimola a esplorare, a conoscere e conoscerti. Ti insegna a non avere paura. La fotografia è in grado di cambiarti: sia che tu stia da una parte o dall’altra dell’obbiettivo alcune foto hanno il potere di evocare contenuti emotivi, pensieri e significati dei quali alle volte non si è consapevoli a un primo sguardo”.
Dal 2020 ad oggi sono più di 40 le ragazze e donne del campo di età compresa dai 10 ai 34 anni che hanno preso parte alla scuola di fotografia. Provengono da Afghanistan, Iran, Kurdistan, Iraq, Siria ed hanno alle spalle storie di oppressione, di paura, di dolore, ma anche di speranza e riscatto.
Con le loro opere queste donne hanno all’attivo molte mostre fotografiche in Europa e collaborazioni di prestigio anche con l’Agenzia Onu per i rifugiati (UNHCR), Medici Senza Frontiere, Art 4 Humanity e diverse realtà.
I loro lavori sono apparsi su quotidiani e magazine internazionali (CNN, il Venerdì di Repubblica) e si sono aggiudicati diversi premi e i riconoscimenti tra cui il “Single Shot” Festival della fotografia etica; il World Peace Photo Award; il First prize photography “Champion of Equality; il secondo posto a “Roma Fotografia”.
Non c’è altro modo che la conoscenza per affrontare il complesso fenomeno globale delle migrazioni i cui effetti si riversano sulla nostra società che stenta a dotarsi degli strumenti necessari a comprendere e risolvere. Queste immagini hanno il pregio di ricordarci con la forza del loro dirompente impatto visivo che dietro la parola “migrante” c’è una persona con un volto, una storia, una speranza di vita legittima come la nostra.
L’esposizione è curata dal Circolo Fotografico Palmarino in collaborazione con CRAF e con il sostegno dei Comuni di Sequals e di Palmanova.

APERTURA E ORARI MOSTRA
Dal 23 novembre all’8 dicembre 2024:
da Lunedì a Giovedì 14:00-19:00
Venerdì, Sabato e Domenica: 09:00-12:00 e 14:00-19:00
INAUGURAZIONE
Sabato 23 novembre, ore 15:00
Ore 15:30 visita della mostra
Ore 16:00 Narrazione fotografica “Ho fotografato per capire – Lisetta Carmi” con Luigino Mior