Il 20 Febbraio 2016, il CFP ha presentato in Abbazia di Rosazzo e con la collaborazione di Proloco Manzano, lo splendido libro “Carnia scrigno di emozioni” con immagini di Gabriele Bano e Paolo da Pozzo, prefazione di Dante Spinotti e multivisione di presentazione di Diana Crestan, Daniele Marson Editore.

Paolo da Pozzo e Gabriele Bano © Bano e Da Pozzo "Carnia scrigno di emozioni"

Paolo da Pozzo e Gabriele Bano © Bano e Da Pozzo “Carnia scrigno di emozioni”

“Carnia scrigno di emozioni” è uno splendido e raffinato volume fotografico indirizzato alla conoscenza del territorio carnico ed a chi ama la buona fotografia in genere, con immagini che rappresentano benissimo “un ambiente unico che nelle sue vallate racchiude una natura ancora integra dove ambienti caratterizzati da torrenti, prati, boschi e vette si susseguono, suscitando a chi in punta di piedi ha la sensibilità di saper vedere e ascoltare, emozioni che rimangono nel cuore. Le stagioni ed i colori, sapientemente ritratti dai fotografi che nella Carnia hanno la loro terra nativa, si alternano nelle valli esaltando questo scrigno di bellezze naturali”.

Il pubblico in sala

Il pubblico in sala

 

Il nostro Paolo Vercesi ha intervistato i due bravissimi fotografi:

Paolo Da Pozzo e Gabriele Bano alla presentazione di "Carnia scrigno di emozioni"

Paolo Da Pozzo e Gabriele Bano alla presentazione di “Carnia scrigno di emozioni”

 

Paolo Vercesi: Com’è nata la vostra passione per la fotografia?

Gabriele Bano: La mia passione per la fotografia naturalistica nasce dalla passione per la natura. Nasco come naturalista autodidatta. Prima, come tutti noi in Carnia, con il nonno cacciatore in giro per i boschi, con la nonna a fare fieno sui prati. Già all’epoca andavo alla ricerca della farfalla, del bruco, specialmente degli uccelli. Poi piano piano è nata la voglia di documentare quello che vedevo, di studiare quello che vedevo: da lì è nata la mia passione per la fotografia. Successivamente sono entrato a far parte dell’AFNI, Associazione Fotografi Naturalisti Italiani, all’epoca capitanata da Daniele Marson (e oggi siamo nuovamente insieme qui 20 anni dopo a presentare questo progetto). Poi è arrivata l’amicizia con Paolo con il quale, pur essendo del mio stesso paese, ci siamo conosciuti solo molto tempo più avanti.

Paolo Da Pozzo: Per quanto mi riguarda la mia esperienza è molto simile. Fin da piccolo andavo con mio padre a caccia, e la Carnia è ricca di cacciatori, fin da piccolo ho scoperto il fascino della natura, quello di alzarsi molto presto al mattino, di vedere le prime luci, le albe, le nebbioline. Andando a caccia con mio papà ho potuto apprezzare tutte queste cose. Portavo con me la mia macchina fotografica, che era poco più che un giocattolo all’epoca. Ho coltivato a lungo questa passione, concentrandomi sulla fotografia naturalistica, di animali e di paesaggio, poi sono entrato a far parte dell’AFNI, dove ho conosciuto tante persone che condividevano la mia stessa passione e già 5 anni fa con Gabriele e con Luciano Gaudenzio abbiamo pubblicato un libro sul nostro territorio, sulla Carnia. Infine abbiamo avuto la fortuna di trovare un editore che ha creduto in un nuovo progetto sulla Carnia e dopo 4 anni a raccogliere immagini abbiamo finalmente partorito questo nuovo libro.

© Bano e Da Pozzo (Carnia scrigno di emozioni)

© Bano e Da Pozzo (Carnia scrigno di emozioni)

 

Paolo V: Nonostante siate bravissimi, non siete fotografi a tempo pieno: nella vita cosa fate?

Paolo DP: Io ho un’attività commerciale a Tolmezzo, alla sua terza generazione, e quella è la mia attività prevalente. Poi chiaramente la fotografia è qualcosa che va al di là della passione perché ti impegna tutto il tempo libero.

Gabriele B: Io sono un libero professionista, faccio l’avvocato a Tolmezzo. Anche per me la fotografia è solo una passione. Io mi definisco un fotoamatore evoluto, vendo i miei libri ai miei amici e quindi… (ride)

Paolo V: I fotografi spesso sono considerati “animali solitari”, mentre voi collaborate già da alcuni anni e avete già realizzato assieme un altro libro: come nasce e come si mantiene un simile sodalizio?

Gabriele B: Nasce tutto dalla passione. È vero che il fotografo naturalista tende ad essere più solitario perché per certi tipi di fotografia è opportuno essere in un numero dispari inferiore a 3, per non recare disturbo, perché quando sei insieme ad altri comunque chiacchieri ed aumenti la possibilità di spaventare gli animali, però io preferisco uscire in compagnia. Con Paolo usciamo assieme da una decina di anni e ci unisce la passione, l’amore per la fotografia e la natura. È un’amicizia che è sopravvissuta alla realizzazione del primo libro, che ha comportato anche degli effetti economici, e nonostante questo l’amicizia è rimasta inalterata, anzi è aumentata e ci ha portati verso un ulteriore progetto. Credo sia questo il leitmotiv della nostra amicizia: la passione vera e l’amicizia vera, profonda.

Paolo DP: Condivido. Il bello di condividere un progetto è quello che ci si confronta continuamente, si fanno uscite insieme, si porta avanti tutta la progettualità del prima e del dopo del libro… Non nascondo che anche fare delle uscite in solitaria ti dà una gratificazione personale importante, perché hai modo di fare dell’introspezione mentre cammini da solo, mentre raggiungi un certo obiettivo, una certa meta. Quindi c’è un aspetto positivo per entrambe le situazioni.

Gabriele B: Non dimentichiamo però che anche che quando andiamo da soli c’è sempre la condivisione immediata di quello che abbiamo portato a casa.

Paolo DP: Infatti noi abbiamo un nostro modo per comunicare. Per esempio quando portiamo a casa la fotografia di un animale particolarmente elusivo, ci scriviamo “in saccoccia abbiamo la foto del forcello piuttosto che del cedrone”… è proprio un modo per dire che abbiamo conquistato insieme un certo risultato.

© Bano e Da Pozzo Le ultime luci calano sul Monte Bivera Sauris Carnia

© Bano e Da Pozzo Le ultime luci calano sul Monte Bivera Sauris Carnia

 

Paolo V: In questo libro quante foto avete fatto assieme?

Gabriele B: Forse tutte… Non lo so, dovremmo sfogliare il libro. Diciamo che sono state pensate tutte insieme. Proprio quello che diceva prima Paolo: il bello sta anche nella progettualità: trovarsi, cartina Tabacco alla mano, vedere quello che ci mancava a livello paesaggistico, studiare chi ci andava e quando andarci. Lo stesso per quanto riguarda fiori, piante, animali. La progettualità delle foto è stata sempre pensata da entrambi. Alla fine ci eravamo ripromessi, anche con Daniele, di utilizzare 100/110 foto per il libro, cercando di bilanciare con una cinquantina a testa, 10 su, 10 giù, non avrebbe avuto importanza. Alla fine invece, senza volerlo, eravamo esattamente al 50% a testa.

Paolo V: “Carnia scrigno di emozioni” sta avendo un grande successo. Avete venduto oltre 1500 copie: questo cosa significa per voi?

Paolo DP: Significa una soddisfazione personale, indubbiamente, ma anche la consapevolezza che riusciamo probabilmente a far prendere coscienza della bellezza di un territorio che ci è così vicino. Per noi la più grande soddisfazione quando facciamo queste serate, e magari le facciamo proprio in Carnia, è che dei conterranei ci dicano “non credevamo di avere cose così belle sulla porta di casa”. Questa è la cosa che ci gratifica di più.

Paolo V: La prossima sfida da fare assieme?

Gabriele B: Carnia 3.0 (ride)

Paolo V: Il posto più bello che avete visitato in Carnia?

Gabriele B: Questa domanda avrei dovuto leggerla prima, così mi preparavo… (ride)

Paolo DP: Per quanto mi riguarda, la discesa della forra del Lumiei, che è stata un’esperienza particolare, piuttosto avventurosa: ho dovuto farmi accompagnare da una guida, con calate con le corde, con la muta da subacqueo, tutta l’attrezzatura dentro a barilotti a tenuta d’acqua… è stata una cosa piuttosto impegnativa, ma ne valeva la pena, perché è un ambiente estremamente severo, ma anche estremamente particolare, che nessuno immagina possa trovarsi nella nostra terra.

Gabriele B: Per quanto mi riguarda, è difficile dire quale sia il posto più bello. Tutta la zona di Sauris, tutta la zona di Paularo, probabilmente. Per completare il discorso di Paolo da un punto di vista non solo paesaggistico, quelle che mi hanno dato più gioia sono state la foto del gallo forcello: un target che va molto seguito anche dal punto di vista della preparazione naturalistica: studiare la specie, l’etologia della specie, cercarlo e cercare di farlo in ambienti particolari. Vedrete poi delle foto con la neve, altre senza… tutto questo è stato per me molto gratificante.

© Bano e Da Pozzo "Carnia scrigno di emozioni"

© Bano e Da Pozzo “Carnia scrigno di emozioni”

 

Paolo V: La sala stasera è piena di fotografi: avete un posto da consigliare?

Gabriele B: I punti più facilmente raggiungibili e che possono dare quasi immediatamente dei risultati, pur non conoscendo i luoghi, sono forse tutto l’anello delle malghe di Sauris e la Val Pesarina. Sono i luoghi più facilmente raggiungibili e che possono dare più facilmente soddisfazioni anche se non conosci quel territorio.

Paolo DP: Condivido e aggiungo che sicuramente una delle esperienza più belle per un fotografo paesaggista è quella di andare ai primi di luglio, magari partendo da Lateis, che è una piccola frazione sopra Sauris, fare la via delle malghe, la panoramica alta e lì si trova ad un certo punto una malga che si chiama Pieltinis, che a luglio diventa letteralmente tutta rossa di rododendri: a livello di arco alpino una situazione del genere non si vede facilmente, non si riesce proprio a camminare se non calpestando i rododendri. È proprio uno spettacolo.

Paolo V: Per questa serata avete deciso di presentarvi anche utilizzando la multivisione per voi preparata da Diana Crestan: cosa ne pensate di questa forma di espressione della fotografia?

Gabriele B: è un’espressione d’arte. Noi questa sera proporremo anche 4 o 5 slideshow, cioè immagini musicate e poi passeremo la parola alla professionista e forse ci spiegherà lei la differenza tra un semplice audiovisivo e una multivisione in cui oltre alla fotografia ed alla musica si aggiunge anche qualcos’altro.

Paolo DP: Prima che Diana realizzasse la sua multivisione, con Gabriele ci siamo confrontati, cercando di capire cosa a noi piacesse di più in termini legati forse ad una fotografia più tradizionale, la classica proiezione in dissolvenza. Quindi musica ed immagini “pulite”, senza effetti speciali, dissolvenze strane, sovrapposizioni… Questo è quello che noi preferivamo. Poi io so che la multivisione è molto di più…

Paolo V: In assoluto, qual è la foto che vi ha dato più soddisfazioni?

Gabriele B: La foto che mi ha dato più soddisfazioni è stata quella premiata ad un concorso internazionale in Germania nel 2007. Era ancora una foto su pellicola 6×4,5 Velvia, una foto del torrente Arzino in autunno. Sono innamorato del Torrente Arzino in tutte le stagioni, ma particolarmente in autunno, e tutti i fotografi che sono qui sicuramente lo conoscono, però il fatto di essere premiato ad un prestigioso concorso internazionale per la prima volta con la foto del “tuo cuore” è stata veramente una soddisfazione enorme, tanto che Paolo mi ha accompagnato alla premiazione, sobbarcandosi un migliaio di chilometri buoni… Però ne valeva assolutamente la pena: portare il tuo territorio al di fuori dei tuoi confini non ha prezzo!

Paolo DP: Per quanto mi riguarda, è difficile dire qual è la tua foto che ti emoziona di più… Forse quella che dopo vedrete e che apre la proiezione dei galli forcelli, che rappresenta un gallo che canta sotto una grande nevicata. È quello che ci sta prima che crea il ricordo, che crea un’emozione… eravamo saliti il giorno prima a mettere i nostri capanni con una situazione primaverile, quindi assolutamente tranquillissima, con i crochi sui prati. Siamo poi scesi la sera a dormire al rifugio e quando ci siamo svegliati abbiamo sentito quello che io chiamo il “rumore del silenzio” tipico di mentre sta nevicando. Avevamo i nostri capannini in quota e ci siamo chiesti “cosa facciamo?” perché non sapevamo se trovavamo i galli o meno. Siamo comunque saliti, i capannini erano diventati dei piccoli igloo perché erano completamente sommersi dalla neve. Ci siamo entrati e con nostra grande sorpresa si è verificata questa bellissima situazione dei galli che, mentre nevicava, sono apparsi comunque e sono riuscito a realizzare questa foto con il groppone del gallo tutto imperlato di neve ghiacciata mentre sta nevicando. Questo è uno dei ricordi più belli, delle emozioni più belle che ho.

© Bano e Da Pozzo (Carnia scrigno di emozioni)

© Bano e Da Pozzo (Carnia scrigno di emozioni)

 

Paolo V: Un fotografo che vi ispira?

Gabriele B: Dico prima io così Paolo non me lo ruba… rispondo in 2 step. All’epoca della pellicola, 15 anni fa, sicuramente Hannu Hautala, attualmente ce n’è tanti, ma forse quello in cui mi rispecchio di più è il fotografo francese Vincent Munier: un fotografo molto di atmosfera, animali ambientati, montagna, Nord, neve. Mi ci vedo molto. Molto lontano, eh? (ride)

Paolo DP: Per quanto mi riguarda, non so se lo conoscete, Bruno D’amicis, perché è un grande fotografo, ma soprattutto perché è una persona che ha una passione enorme per la natura. Quando lui porta avanti un progetto, lo porta avanti in un modo totale, con una dedizione completa. Lui è stato capace di vivere 3 mesi a fianco dei lupi in totale solitudine per riuscire a fare delle foto che magari non tutte sono fantastiche da un punto di vista prettamente fotografico, ma che danno veramente il senso di come è riuscito ad integrarsi con la natura ed a creare una simbiosi unica.

Paolo V: Che cosa non lasciate mai a casa?

Gabriele B: La macchina fotografica (ride)

Paolo DP: Il cavalletto, tra tutti gli accessori, se si può definire accessorio, è fondamentale perché permette una fotografia molto più riflessiva, molto più posata anche nell’epoca del digitale: Oggi hai la tentazione di scattare tanto e più di quel che serve. Il cavalletto ti permette di curare molto la composizione, l’inquadratura, di curare lo scatto in maniera più riflessiva

Paolo V: Paolo, Gabriele, grazie. Non resta che scoprire cosa c’è dentro lo scrigno!