Autofocus # 6 – Intervista a Matteo Cefarin

Lunedì 24 Ottobre ospite di “Autofocus # 6 è stato Matteo Cefarin, Goriziano, Socio del Circolo Fotografico Palmarino e dell’AFNI del Friuli Venezia Giulia.
Matteo è un giovane e molto promettente fotografo specializzato nel paesaggio, particolarmente montano.

Come consuetudine di Autofocus, è stato intervistato dal nostro Paolo Vercesi:

 

Matteo Cefarin intervistato da Paolo Vercesi

Matteo Cefarin intervistato da Paolo Vercesi

 

PV: L’ospite di questa sera è Matteo Cefarin

[applausi]

PV: La formula di autofocus la conoscete già, quindi incominciamo con le domande per sciogliere un po’ il nostro Matteo.

PV: Domanda facile, nome e cognome?

MC: Matteo Cefarin

PV: Età?

MC: 31

PV: Non cercare di guardare le domande. Professione?

MC: Ingegnere civile

PV: Da ingegnere civile ad appassionato di fotografia. Ci racconti come nasce questo connubio?

MC: Ho iniziato a fare fotografia un po’ come tante persone, per fare delle foto ricordo, nel 2009. Dopodiché un mio amico mi ha fatto provare una reflex, dal 2010 ne ho comperato subito una e dalle foto ricordo sono passato ad altre foto. Specializzandomi un po’ di più nel paesaggio.

PV: Sei abbastanza giovane, per non dire giovanissimo e ci hai già mostrato un’ottima padronanza della tecnica fotografica e della post-produzione. Come si arriva a questi livelli in così breve tempo?

MC: Sicuramente guardando chi è più bravo. Personalmente sono cresciuto molto anche grazie al Circolo, dove ho conosciuto persone preparate che si sono spese molto anche per me, tra le quali anche Luigino (Snidero ndr). Dopo bisogna studiare perché non c’è solo il circolo, ci sono i workshop, bisogna guardare i lavori degli altri. Io sono appassionato di libri fotografici per cui mi studio anche le fotografie degli altri.

PV: Come ha conosciuto il Circolo?

MC: L’ho conosciuto tramite Luca Candini, anche lui goriziano, che mi ha introdotto. Conoscevo già il Circolo da un anno, ma è stato Luca a farmi venire fino a Palmanova.

PV: Meglio parlare o fotografare?

MC: Fotografare

PV: Cosa vediamo adesso?

MC: Breath of the Earth, un video di paesaggi montani dove fanno da padrona le situazioni particolari con nuvole, nebbie, etc.

 

1-breath

Matteo Cefarin – Breath of the Earth

 

[Applausi]

PV: Immagini molto belle, vediamo se c’è qualche domanda dal pubblico.

Pubblico: volevo domandare dove ci ha portato con queste immagini…

 

Il pubblico in sala

Il pubblico in sala

 

MC: gran parte delle immagini sono state scattate tra il Friuli, il Veneto ed il Trentino, oppure oltre confine in Slovenia. In particolare le Tre Cime, il Paterno, il Ragusela, Nuvolau, la Tofana di Rozes, le Pale di San Martino, la Valle della Lepena.

PV: Ci racconti qualcosa degli autori che segui o che ti hanno ispirato di più?

MC: Diciamo che seguo un po’ di autori sia regionali, che nazionali, sia naturalmente internazionali. Non seguo solo autori di fotografia naturalistica, ma in campo naturalistico un punto di riferimento sono sicuramente i Dreamerlandscape. Un team di fotografi prettamente paesaggisti, li seguo tutti, sono gli autori più bravi a livello nazionale.

PV: Puoi anche citarne qualcuno…

MC: Vincenzo Mazza, Fortunato Gatto, Salvo Orlando, Samuel Pradetto, Leonardo Battista ed Andrea Pozzi. Tra questi mi piacciono molto gli autori più poliedrici come Padretto e Battista che non sono legati ad un solo genere, fanno sia paesaggio, che macro, che animali e sono bravi in tutti e tre i generi con ottimi risultati. A livello internazionale potrei dire dei nomi scontati come Vincent Munier o Theo Bosboom.

PV: Ti sei cimentato anche in altri generi.

MC: Ci provo, ma il tempo a disposizione è quello che è. Vorrei approfondire la fotografia macro e quella di animali. Ma se si vuole farli con certi risultati sono molto più impegnativi della fotografia di paesaggio. Nella fotografia di paesaggio basta la conoscenza dei luoghi, della luce e delle stagioni, mentre per gli animali e delle macro ci vuole anche una conoscenza più approfondita del paesaggio.

PV: Relativamente al paesaggio, la prossima multivisione è?

MC: Alpine Rooftops, una raccolta di immagini degli ultimi due anni, sempre delle zone montane, in particolare delle Alpi.

 

Matteo Cefarin - Alpine Rooftops

Matteo Cefarin – Alpine Rooftops

 

[Applausi]

PV: Complimenti di nuovo per queste immagini spettacolari e suggestive. Sembra che la montagna sia un tema ricorrente nella tua fotografia. Ci racconti come nasce uno scatto in montagna?

MC: Una fotografia di montagna dovrebbe nascere quando siamo ancora a casa, dovremmo decidere il soggetto da ritrarre, dobbiamo pensare alla stagione in cui andremo, all’inclinazione del sole, come sarà illuminata. Se facessimo fotografie in pieno giorno, non ci sarebbero grossi problemi ma come avete visto si cerca di andare all’alba o al tramonto quando le luci sono più suggestive. Quindi in base al periodo dell’anno bisogna saper scegliere il luogo, il momento, etc. Una volta che abbiamo deciso, bisogna partire e camminare. Non serve sempre camminare tantissimo, perché per esempio nelle Dolomiti ci sono dei punti molto scenici anche facendo pochissimi metri di dislivello, fotografabili più o meno da chiunque, basta aver voglia di alzarsi presto o di ritornare con il buio.

PV: Meglio l’alba o il tramonto?

MC: Meglio il tramonto perché se uno non conosce già il sentiero all’alba è difficile improvvisare, mentre al tramonto almeno abbiamo fatto l’andata con la luce.

PV: Una volta in cui hai camminato tanto e non hai trovato niente?

MC: A mani vuote non è mai capitato, molte volte le condizioni non erano come le aspettavamo. Se in quell’ora di tempo in cui si fanno le foto passa la nuvola di Fantozzi, spesso si portano a casa degli scatti poco significativi.

PV: Una volta che hai scattato scendendo dall’auto senza camminare.

MC: In Dolomiti ci sono tanti posti semplici, Passo Falzarego, Passo Giau, con camminate di mezz’ora si possono raggiungere dei posti interessanti. Altrimenti, vicino a Gorizia si può raggiungere il bosco di Tarnova, dove si va a far foto e le strade, seppur bianche, si possono percorrere dalla primavera all’autunno e si raggiungono tutti i punti senza camminare troppo.

PV: Fatto lo scatto si torna a casa, cosa incomincia?

MC: La selezione delle foto.

PV: E dopo?

MC: La postproduzione di quelle per cui ne vale la pena.

PV: Ci racconti qualcosa della post produzione.

MC: Fino a due tre anni ero piuttosto nullo, un conto è leggere le cose sui libri ed un conto è avere qualcuno che te le spiega o che ti indirizza. Due, tre anni fa ho incominciato il mio percorso di post produzione, come fanno tutti, poi ci ho preso gusto ed ho incominciato a studiare. I risultato dopo un po’ vengono, ci sono molte persone più anziane che magari non hanno tanta dimestichezza con i mezzi informartici ma che con la voglia e la pratica ottengono risultati anche di alto livello.

PV: Studio della tecnica fotografica e studio della post produzione portano ad alti livelli, ma c’è stato un fattore scatenante che ti ha spinto a migliorare nella fotografia? Nel sito parli di un viaggio…

MC: Certo, nel 2013 ho fatto un viaggio fotografico che era un po’ un mio sogno, andare in Islanda. Però ci sono andato troppo presto, perché non ero maturo e ai tempi non facevo fotografia di paesaggio. Ma quando sono rientrato mi sono detto che la fotografia di paesaggio era quello che volevo fare e che era il genere in cui volevo migliorare. Da lì ho incominciato ad alzarmi all’alba, a studiare, a seguire qualche workshop e ad ascoltare chi è più bravo di me.

PV: L’Islanda credo che abbia lasciato un segno su molte persone. C’è un posto in particolare che non sia la laguna ghiacciata che ti ha impressionato?

MC: Non un posto solo, sicuramente tutto l’entroterra lavico e desertico dell’Islanda. Pur sembrando molto monotono, perché chiaramente il deserto non ha grandi rilievi, come la montagna, ma di chilometro in chilometro le rocce hanno colori diversi in base all’evento geologico che le ha prodotte. Per cui si passa da rocce rosso fuoco a rocce grigie con una varietà di colori difficile da replicare in altri posti.

PV: Siamo in autunno, a fine ottobre, dove si va a fotografare?

MC: L’anno scorso in questa stagione sono stato alcuni giorni a Plitvice dove ha piovuto molto e dove ho incontrato anche parecchi amici del Circolo.

 

Matteo Cefarin - Plitvice

Matteo Cefarin – Plitvice

 

[Applausi]

PV: C’è qualche domanda dal pubblico.

Pubblico: Ci spieghi cos’è l’effetto Orton?

MC: In sostanza consiste nella doppia esposizione con uno scatto a fuoco ed uno fuori fuoco. In questo modo otteniamo quest’effetto un po’ magico, come dice Luigino.

LG: Salvo un caso non ho visto mai persone nei tuoi paesaggi, è una scelta stilistica o una predisposizione.

MC: Nelle prime multivisioni avete visto anche qualche elemento umano, un rifugio, una malga, una croce che indicavano una presenza umana e si tratta di foto scattate negli ultimi due anni. Da un anno circa faccio parte dell’AFNI che ha tutta una serie di regole, di scelte etiche per cui nel paesaggio vige l’idea di fare la fotografia senza includere elementi umani per dare una rappresentazione più selvaggia della natura. Credo che le fotografie di Plitvice abbiano data questa sensazione. Fotografando le persone e le passerelle sembrerebbe di essere in un parco, escludendo tutti gli elementi umani ci si trasporta in una dimensione più selvaggia in cui sembra di essere da soli con la natura. Certamente si è trattato di una scelta.

Abbassando di pochi millimetri l’inquadratura della famosa cascata fotografata da Pozzi e da Biancarelli nella composizione entra una passerella che dà tutta un’altra atmosfera alla foto. Personalmente sto cercando di evitare gli elementi umani dalle foto di paesaggio, anche se nelle nostre Dolomiti è molto difficile evitare croci, malghe e tralicci.

PV: Ti eri portato gli stivali a Plitvice?

MC: Non ricordo ma giravamo con degli scarponcini in GoreTex.

PV: Hai già programmato il prossimo viaggio.

MC: C’è un viaggio in programma ma non sarà fotografico. Dal punto di vista fotografico sto maturando l’idea, senza smettere di viaggiare, di cercare di concentrarmi su luoghi più vicini a casa perché ci si può tornare più spesso, si possono seguire le stagioni ed osservare i cambiamenti di qualsiasi genere siano. Ho in mente alcuni piccoli progetti che al momento sono solo abbozzati.

PV: Il prossimo posto che ci fai vedere è vicino è lontano?

MC: E’ un posto lontano, ma non voglio svelarlo. La multivisione è organizzata in due parti e la prima parte e decontestualizzata e non si riuscirà a capire il luogo di cui si parla. Dopo ci sarà una seconda parte con una rappresentazione più classica del paesaggio in cui si svelerà il luogo.

PV: Lasciamo il mistero e godiamoci la prossima multivisione.

 

Matteo Cefarin - Scotland – Outer Hebrides

Matteo Cefarin – Scotland – Outer Hebrides

 

[Applausi]

PV: Complimenti di nuovo per queste immagini. Ci racconti qualcosa di questo viaggio?

MC: Ho fatto questo viaggio l’estate passata agli inizi di luglio, era il viaggio mancato dell’anno scorso perché ero stato male. Era un workshop in compagnia di altri tre fotografi e come docente avevamo Fortunato Gatto che è un grande esperto della zona che vive in Scozia da quasi 10 anni, avevo deciso di visitare questa zona con un fotografo esperto. Alle Ebridi siamo stati 6 giorni sugli otto del workshop, il meteo era stato abbastanza positivo, con nuvole e pioggia. In particolare eravamo alla ricerca della pioggia per trovare qualche arcobaleno, ma non li abbiamo trovati.

PV: A che ora tramonta il sole alle Ebridi in luglio?

MC: Alle 23.30 tramonta e alle 4.30 c’è l’alba, avevamo un paio d’ore per dormire.

PV: Facevate entrambe?

MC: Abbiamo saltato le albe quando il meteo era senza speranza. Ne abbiamo saltate un paio, poi dormivamo dopo pranzo.

GM: Voler metter sempre gli uccelli mossi è una scelta suggerita da Fortunato Gatto oppure un’idea tua?

MC: No, ci sono un paio di altri motivi e molte foto sono comunque nitide. Siccome a giugno mi avevi nominato per Autofocus, quando sono andato alle Ebridi sapevo già di dover fare alcune multivisioni, quindi a differenza di altre volte, sapevo già mentre scattavo come avrei montato la foto creandomi delle piccole idee su come sviluppare la multivisione, come ad esempio per la parte astratta e per alcune foto degli uccelli. Foto di quel tipo, con uccelli mossi, sono foto che si fanno e che fanno autori come Gatto o Piccirillo. Poi non ricordo da chi l’ho letto, ma quando pensiamo agli uccelli di solito sono in volo o in movimento, quindi il ritratto statico non rappresenta completamente l’animale. Detto questo, mi ero portato solo il 70-200, per cui non avevo possibilità di fare dei ritratti più stretti. Il periodo non era indicato e ci avevano sconsigliato di portare ottiche molto pesanti.

PV: Se non ci sono altre domande, la serata può concludersi qua, ringrazio ancora Matteo…

[Applausi]

 

 

Matteo Cefarin

Matteo Cefarin

 

Grazie a:

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per l’ospitalità!